Assistiamo in questi giorni alla clamorosa grancassa mediatica innescata dall’intellighenzia progressista, sfruttando la morte di Willy Monteiro, ragazzo aggredito da 4 individui – un vero e proprio branco – e morto a seguito delle lesioni subite. Fiumi di inchiostro scorrono, interminabili analisi di sociologi del venerdì sera, attacchi alla destra e strumentalizzazione di una vicenda che di politico o di destra non ha davvero nulla.


Un branco di cani sciolti che aggredisce un ragazzo solo ed indifeso non sembra in nessun modo riconducibile ai valori di destra quali onore, senso del dovere, amor proprio, senso della giustizia. La storia che leggiamo in questi giorni va contro qualunque valore passato e presente di qualunque destra europea. La strumentalizzazione è così forzata da risultare palese a qualunque individuo dotato di onestà intellettuale. Lo stesso stile di vita degli aggressori, che leggiamo in questi giorni, poco si concilia, esclusa la passione dello sport, con qualunque tipo di militanza di destra. Tutto si fa di una assurdità comica se non fosse per la tragicità del livello di morale giornalistica o da giornalaio che trapela dalla vicenda.


Alla ricerca di qualche strano “mi piace”, magari ad una pagina di manganellate seriali, gli sciacalli del giornalismo di sinistra si sono invece trovati di fronte a profili di ragazzi tutt’altro che “fascisti” (come avrebbero sperato): uno degli indagati seguiva una pagina del movimento 5 stelle e addirittura una pagina LGBT, il tipico prototipo di profilo social dello squadrista moderno insomma. Tutto questo più che nascere dall’indignazione popolare contro la violenza sembra una colossale forzatura ideologica. Filippo Limiti.

Qualcuno ricorda chi era? Qualcuno ricorda la sua storia? Picchiato e poi investito due volte con l’auto, così è morto il 24 enne di Spoleto, dopo un’aggressione avvenuta in un parcheggio di una discoteca il 15 agosto scorso in Umbria. Tre ragazzi di origine albanese sono stati arrestati con l’accusa di omicidio. Per Filippo nessuna prima pagina, nessun caso mediatico. Al giornalismo militante non interessa, non porta consenso alla causa. Nessuna analisi sulla società malata, sul razzismo o sui pericolosissimi sport da combattimento. Nessuna manifestazione, nessun vip con post acchiappa like politicamente orientato. Filippo è stato dimenticato. In fondo era Italiano, magari era anche colpa sua, aveva forse offeso la cultura dei suoi aggressori.


Tutto questo ci dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, il livello infimo di un giornalismo monopolizzato da quella che gli spagnoli chiamano “dictatura progre”, un pensiero unico che vuole l’egemonia culturale e usa tutti i mezzi per ottenerlo, strumentalizzano qualsiasi cosa.

Come sempre nulla di nuovo sotto al sole. Azione Universitaria Roma si pone come sempre a sostegno di un giornalismo libero, intellettualmente onesto ed indipendente, requisito imprescindibile di qualunque democrazia, concetto questo forse troppo avanzato per la sinistra Italiana e la sua storia comunista.