Cos’altro deve accadere affinché si sviluppi una consapevolezza piena e diffusa su cosa sia realmente l’Unione Europea?


La cronaca di questi giorni, al di là dei quotidiani aggiornamenti concernenti gli sviluppi relativi l’espansione del virus Covid-19 sul territorio nazionale, risulta essere drammaticamente connotata dalla totale assenza e inettitudine dell’Unione Europea e dei suoi organi istituzionali dinnanzi al dilagarsi della crisi epidemica, la quale oramai ha assunto oltretutto dimensioni globali, al punto da confermare definitivamente la natura autentica dell’UE stessa: oligarchica, demagoga e ipocrita.

La crisi epidemica dovuta al Covid-19 di questo periodo non è l’unico evento storico che ha smascherato l’essenza dell’Unione Europa, ma senza dubbio rappresenta quello che più degli altri ne ha esaltato le contraddizioni e le deficienze. Mai come oggi il dissenso all’UE risulta essere politicamente legittimo, perché non approfittarne? Il nostro atteggiamento dinnanzi a siffatta circostanza storico-politica, tuttavia, non è paragonabile a quello miserabile del corvo, il quale si fionda senza dignità alcuna sui cadaveri e sulle carcasse degli animali oramai morti, ma corrisponde a quello nobile dell’aquila, sempre fiera nel suo sfrecciare tra le nuvole, alla quale hanno tolto le catene che le tarpavano le ali, finalmente libera di spiccare il volo e di vincere il cielo. Se dovessimo trovare qualcosa di effettivamente miserabile e meschino non indulgeremo a puntare il dito contro la medesima UE: mai confondere le vittime con i carnefici!
Quante volte abbiamo sentito dire, ultimamente, che per fronteggiare la crisi che imperversa si necessitava di un intervento incisivo e autorevole dello Stato? Nonostante tali richieste risultino essere in guisa evidente legittime, soprattutto perché formulate ai fini della risoluzione di una crisi senza precedenti nella storia, dello Stato nessuna traccia, fatta eccezione di qualche sporadico e miserabile proclama televisivo utile esclusivamente a rendere noto alla pubblica opinione che il Governo avesse adottato provvedimenti cautelari tanto necessari quanto indispensabili, i quali tuttavia sono risultati essere del tutto insufficienti e insoddisfacenti.

L’assenza dello Stato che noi contestiamo riguarda il suo (mancato) intervento nell’economia reale, fisiologico alla luce della dei trattati eurocomunitari vigenti, ma patologico se riferito alle esigenze economico-sociali del paese e del suo popolo. Siffatta crisi ha disintegrato definitivamente tutti quei dogmi che sino ad oggi risultavano intangibili: le dichiarazioni di Mario Draghi, emerito presidente della BCE, riguardo la necessità ontologica di realizzare “spese in deficit” e di “debito pubblico”, intendendo quindi che solo l’intervento dello Stato in economia possa risolvere una crisi che assume le sembianze sempre più di una guerra vera e propria, costituisce l’espressione più evidente delle menzogne che negli ultimi anni sono state raccontante, a partire dal mito dalle liberalizzazioni e privatizzazioni fino ad arrivare al pareggio di bilancio e al rapporto Deficit-Pil al 3%. Un’avvertenza è doverosa: l’aver citato Mario Draghi non significa, ai fini dello scritto, esaltare le sue parole, sino a santificarle. Mario Draghi, da esponente autorevole e strenuo difensore del sistema economico dell’UE, non può essere elevato a modello nobile a cui ispirarsi e cui augurarsi per risollevare le sorti del proprio paese.

L’austerità, professata come un culto religioso da parte di tutti i governi negli ultimi anni, si è rivelata il male da cui liberarsi, al punto difatti che il c.d. Patto di Stabilità è stato sospeso per consentire agli Stati di poter spendere denaro in guisa illimitata, da qui, però, il dramma: dove reperire la liquidità necessaria? Il sistema economico europeo non consente agli Stati di “stampare moneta”, (essendo ai sensi dell’art 128 TFUE competenza della BCE autorizzare l’emissione di banconote) così da immetterla direttamente nell’economia reale, ma si basa, ragionando in termini estremamente sintetici e in virtù della politica monetaria seguita da Draghi prima e Lagarde poi, sul  c.d.“Quantitative Easing” ovvero un sistema che si fonda sull’acquisto nel mercato secondario dei Titoli di Stato da parte della BCE, così da incrementare in guisa spasmodica le riserve delle banche senza che ciò provochi, in definitiva, un impatto sull’economia reale, essendo tali somme di denaro reinvestite nello stesso mercato finanziario. Le problematiche di tale impostazione economica iniziano, tuttavia, dalla considerazione che lo Stato, affinché possa sostenere la spesa pubblica, si indebita verso i c.d. “investitori istituzionali” (banche in particolare modo, ad esempio Goldman Sachs) attraverso la vendita dei propri Titoli di Stato (i famosi BTP), ottenendo così liquidità ma in prestito, vincolandosi quindi alle volontà e agli umori dei suoi usurai, causando necessariamente i c.d.”rischi Spread” e le tensioni con le Agenzie di ratings. Questo sistema non è in grado, quindi, di fornire supporto per le spese che risultano necessarie e inevitabili, al fine di contenere la crisi economica imperante, poiché obbliga gli Stati a indebitarsi eccessivamente, rischiando di esporre i medesimi al Default e aprendo in tal guisa la strada al MES e all’avvento della Troika nel nome delle riforme strutturali, nel nome del sangue e delle lacrime del popolo. Speculare considerazione va posta in essere con riferimento ai c.d. “Eurobond” (ridenominati oggi “Coronabond”) i quali, alla stessa stregua del Q.E., comporterebbero l’indebitamento degli Stati. Tuttavia tali “Eurobond” graverebbero sul debito, non dei singoli Stati Membri dell’UE, ma sull’Europa intera, unitariamente intesa, per cui una loro eventuale emissione implicherebbe l’avvio di un processo di unificazione (coatto) di tutti gli Stati all’interno di un super Stato Europeo, senza aver preventivamente interpellato i popoli, imponendolo e fondandolo quindi sull’esclusiva volontà politico-economica di pochi.

Questo “contro circuito economico” è dovuto principalmente al sistema della moneta unica ovvero l’Euro, una valuta a tutti gli effetti “straniera”, che appunto non essendo detenuta dallo Stato non è nelle possibilità di stampare, impossibilitando in definitiva quest’ultimo di difendere i cittadini, i lavoratori, il popolo. Il monopolio culturale liberista in questi anni si è imposto in guisa tale che oggi sembra non ci possano essere alternative a questo sistema, come se quest’ultimo fosse indissolubile ed eterno, a tal punto che neanche le opposizioni dei c.d. Sovranisti sono in grado di proporre soluzioni diverse. Le categorie del pensiero neo-liberista sono sì imperanti che coloro i quali intendono proporre formule economiche antitetiche, basate sulla sovranità monetaria, vengono accusati di Fascismo o di professare Fake News. La fragilità di questo ordine economico si sta manifestando soprattutto per la penuria delle misure che lo Stato ha adottato dinnanzi al dilagarsi della recessione economica. L’imperativo che oramai da un mese viene ripetuto in guisa costante è “Stare a casa”, risultando l’unica misura adeguata affinché si possa contrastare l’espansione del virus. Nessuno contesta la necessità della misura precauzionale adottata, tanto necessaria quanto opportuna, ma il Governo e la politica, in senso lato intesa, hanno il dovere di assicurare il “come” affrontare siffatto imperativo.

Il sistema economico europeo si sta rivelando, in definitiva, un dramma per i cittadini, soprattutto i più deboli, dal quale occorre liberarsi il prima possibile. È sufficiente volgere lo sguardo alle contromisure economiche che USA e Gran Bretagna hanno posto in essere al fine di contrastare la crisi per rendersi conto di quale sia l’unica soluzione da perseguire per fronteggiare siffatta situazione emergenziale: stampare moneta e distribuirla direttamente ai cittadini. Si chiama Stato Sociale, l’UE annotasse, anche se risulta paradossale che in questa fase storico-politica siano i paesi liberali e capitalisti per antonomasia, come USA e Gran Bretagna, ad elevarsi ad archetipo ai fini della risoluzione delle problematiche socio-economiche. In nome del “Politicamente Corretto” il pluralismo, culturale ed ideologico, deve neutralizzarsi e conformarsi al primo, avendo sospeso a data da destinarsi la critica e l’opposizione, salvo concessioni eccezionali e sporadiche che consentono di promuovere battaglie che solo in apparenza contrastano l’ordine politico-economico vigente, ma che in verità ne difendono le fondamenta, Greta docet.

Le parole di Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, che ha rivolto all’Italia circa la situazione drammatica che sta affrontando, sono la raffigurazione più chiara della solidarietà propria degli usurai europei, i quali, al di fuori di tale proclama ingannevole, sono rimasti inetti, e tuttora restano tali, dinnanzi alla crisi che imperversava e imperversa, non curanti dei problemi delle persone comuni, le quali, sempre più numerose, hanno e avranno estreme difficoltà a garantirsi i viveri per sopravvivere, abbandonandole al loro destino quasi come fosse una loro colpa da spiare. Il dramma si amplifica se si analizzano le dichiarazioni che in questi giorni il Presidente della Repubblica e il Governo hanno posto in essere: il mito dell’Europa unita aleggia nell’aria, come fosse una spada di Damocle sopra la testa, in tale circostanza, del popolo italiano. La volontà politica è una sola ed è evidente ovvero distruggere gli Stati e i loro residui di sovranità in guisa definitiva.

La preoccupazione della c.d. classe dirigente risulta essere quella di difendere un’idea straziante di Europa, un progetto criminale e ipocrita, senza tuttavia comprendere, anche in termini meramente razionali e logici, a che fine ciò venga fatto. La politica, o meglio i partiti, risultano essere drammaticamente distanti dalle istanze sociali che si stanno sollevando durante questa crisi, quasi come non si accorgessero della richiesta di uno Stato forte e presente nella società civile e nell’economia, al punto che è in dubbio la stessa capacità rappresentativa del Parlamento e delle istituzioni democratiche nel confronti del popolo stesso. La crisi è totale: politica, economica, sociale e spirituale. Qualora qualcuno volesse difendere ad oltranza l’Europa altro non sarebbe che un concorrente morale di questo progetto criminale, anti-nazionale e anti-sociale, servo dell’oligarchia finanziaria dominante, vile innanzi alla sua patria e traditore del suo stesso sangue.

La retorica dominante non fa altro che enfatizzare un unico verbo: senza Europa non c’è possibilità di salvezza. Tale ordine di pensiero porta a disperare nelle risorse e nelle capacità dello Stato, dell’Italia, come se questa non avesse la potenza e il lustro per affrontare, non solo la crisi dovuta al Covid-19, ma anche le vicende politico-economiche latamente intese. Viene professata la debolezza dell’Italia senza alcuna vergogna, senza incorrere in responsabilità, non solo politiche, ma anche penali.

Quest’ultima considerazione non è fuorviante ed esagerata, poiché sarebbe sufficiente leggere il Codice Penale per rendersi conto che lo scenario politico è dominato da associazioni non riconosciute (ovvero più comunemente conosciute come partiti) che “svolgano un’attività diretta a distruggere o deprimere il sentimento nazionale” (art 271 cp, nonostante sia abrogato riteniamo utile citarlo ai fini della nostra tesi, nell’augurio che possa tornare in vigore) e “vilipendano la nazione italiana” (art 291 cp) al punto che la maggior parte dei partiti, se non tutti, presenti in Parlamento, annessi ai loro rispettivi segretari ed esponenti più autorevoli, sarebbero meritevoli di essere sottoposti a regolare procedimento penale. Infine, per concludere i capi d’imputazione di questo immaginario processo, sembra evidente di come l’attività e l’indirizzo politico professati ed intrapresi da parte di tutti i Governi e dal Parlamento negli ultimi 20 anni, almeno, abbiano avuto la finalità ultima di “sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza o l’unità dello Stato” (art 241 cp) così che definire “criminali” tutti i sostenitori dell’UE non risulta essere eccessivo ed offensivo ma fisiologico e fattuale. Desolante, talvolta, è riscontrare in una parte della popolazione italiana un consenso incondizionato e straziante verso l’UE e le sue istituzioni: servi devoti al padrone. Questi (anti)italiani filoeuroperisti giustificano, non solamente ogni azione che l’UE ponga in essere, ma anche e soprattutto quello che le istituzioni europee non fanno fino ad arrivare ad avere atteggiamenti autolesionisti ovvero colpevolizzano l’Italia stessa per le omissioni e le responsabilità altrui nel motto del “in fondo ce lo meritiamo”: con quale dignità esprimete tali considerazioni? Da qui il vostro concorso morale ai delitti di cui prima. Infine, nel nome del “sogno europeo”, la Costituzione Italiana viene violata in guisa costante: ci sarebbe da chiedersi oggi la sovranità a chi appartiene. La nostra Costituzione la attribuisce al popolo, fondando inoltre la Repubblica sul lavoro. Sovranità, popolo e lavoro le fondamenta della Repubblica Italiana, non dimentichiamolo mai e ricordiamolo con audacia agli eurocrati e ai loro sostenitori che professano, di contro, la sudditanza dello Stato, la società globale, senz’anima né storia, e l’austerità.


Il monopolio culturale, politico ed economico euro-liberista, come già detto, è così predominante da aver disintegrato ogni tipo di autentica e ferma opposizione, a tal punto che questa è meglio definibile oggi come “dissenso controllato”. Tuttavia, nonostante questa desolazione e disperazione dilagante, in mezzo alle rovine dei periodi moderni c’è ancora chi resta in piedi, disposto anche a cadere per il suo popolo, il suo Stato, l’Italia.

Italia mia non disperare: se non dovessimo riuscire a difenderti stai pur certa che ti vendicheremo.