Premetto che questa è una semplice riflessione personale circa gli sviluppi del Franco CFA, il sistema di valute che tutt’oggi lega indissolubilmente la Francia alle sue ex Colonie Africane.

È stata ufficializzata ieri l’adozione di una nuova moneta che si chiamerà ECO.

Questa nuova valuta andrà a prendere il posto, a partire da Luglio 2020, del più che discutibile Franco CFA (i cui scopi coloniali sono oramai evidenti agl’occhi di tutti) in ben 8 dei 14 Paesi Africani che attualmente costituiscono la “Zona Franco”.

Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo. Gli 8 Paesi interessati dalla riforma che attualmente costituiscono l’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (UEMOA)

Se l’adozione dell’ECO comporterà la fine della “centralizzazione del 50% delle riserve” nel Tesoro francese, c’è però da evidenziare come alcuni punti cardine del Franco CFA resteranno pressoché invariati. L’ECO infatti non sarà agganciato ad un paniere di valute come si sperava, ma manterrà il cambio fisso con l’Euro. Inoltre la sua garanzia di convertibilità sarà ancora fornita dalla Banque de France.      

Aldilà delle solenni dichiarazioni di Ouattara (presidente della Costa d’Avorio che ha portato avanti i negoziati per attuare tale riforma) e degl’entusiasti titoloni giornalistici, è quindi ancora presto per esultare ad una piena e totale indipendenza dalla Françafrique che, probabilmente, richiederà un percorso lungo e tempi più maturi.


Proprio martedì scorso, nella facoltà di Economia con Azione Universitaria, abbiamo tenuto un convegno per dibattere su questo distorto sistema che per troppo tempo è passato inosservato.  

Infatti ancora in molti ignorano come (seppur possa apparire “distante”) i suoi sviluppi incidano ed incideranno di riflesso anche sulla nostra Nazione e l’Unione Europea tutta.        

Però, come per il raggiungimento di tutti i grandi obiettivi, possiamo dire con soddisfazione che un altro passo è stato fatto.      

Ad maiora semper.