Continua la protesta dei giovani universitari, iniziata lo scorso scorso 8 maggio nelle più grandi città italiane. Gli studenti hanno montato tende di fronte al Rettorato della Sapienza, al Politecnico di Milano e all’università di Cagliari in segno di protesta per portare alla luce il problema del caro-affitti, riscontrato da molti nel mantenimento di un alloggio. Questo fenomeno si riferisce a un aumento significativo dei prezzi degli affitti delle abitazioni rispetto al passato o rispetto al reddito medio delle persone, non ha una data o un luogo di nascita specifici in quanto si manifesta in qualsiasi momento e in diverse aree geografiche. Tuttavia, solitamente è causato da periodi di forte domanda abitativa e/o di scarsa disponibilità di alloggi a prezzi accessibili o l’aumento dei costi dei materiali da costruzione. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, i costi degli appartamenti e dei posti letto per gli studenti fuori sede sta assumendo sempre di più costi elevati, creando notevoli difficoltà finanziarie per molte famiglie, neo genitori e studenti stessi, che sono costretti a scappare in periferia. Ad oggi la situazione nelle grandi città appare decisamente problematica, l’affitto di una casa nel capoluogo lombardo risulta aumentato del 12,7 % rispetto a un anno fa. Il costo medio a Milano per una stanza singola è di 630€ al mese, 1.280 per un monolocale e 1.850 per un bilocale.

Nella capitale la situazione non è così diversa: una casa a Roma costa in media 550€ al mese e gli studenti fuorisede sono oltre 40 mila. “Siamo a fianco delle studentesse e degli studenti che in questi giorni manifestano contro il caro affitti con l’obiettivo di portare all’attenzione dell’opinione pubblica le difficoltà di trovare per i fuorisede alloggi a prezzi accessibili” questa la dichiarazione della Rettrice Antonella Polimeni dell’università di Roma “La Sapienza” dopo 4 giorni di presidio studentesco. La Rettrice afferma che è stata garantita l’emissione di un fondo per finanziare gli alloggi sul territorio romano, a partire da Latina, dove sono stati promossi oltre 400 posti letto nei prossimi mesi. Numerosi sono i fattori da considerare per analizzare al meglio il problema del caro affitti e magari riuscire a proporre delle soluzioni al riguardo. Partiamo dalla Disco Lazio. Quest’ultima è un ente pubblico regionale per il diritto allo studio e la promozione della conoscenza che s’impegna, con le sue possibilità, ad assegnare alloggi a studenti universitari “fuori sede” iscritti ad una delle università con sede legale nel Lazio. Pubblicato ogni anno è il Bando unico dei concorsi che permette agli studenti vincitori di godere di vari benefici come la borsa di studio o l’alloggio. Per ottenere anche uno solo di questi benefici ,per esempio un alloggio, lo studente dovrà presentare alcuni requisiti economici come l’ISEE. Quest’ultimo è un attestazione che certifica la situazione economica complessiva di un nucleo familiare. Esso contiene una serie di documenti che, oltre ai dati personali, certificano : i redditi relativi agli anni precedenti e il patrimonio della famiglia come gli immobili, i beni finanziari, autoveicoli e altro…

Tutto ciò arriva a designare un valore numerico che se al di sotto di una certa soglia permette il godimento di alcune agevolazioni nell’accesso alle università oppure nel nostro caso da enti pubblici, la Disco Lazio per esempio. L’ultimo bando pubblicato dalla Disco Lazio permette di richiedere il contributo da quei studenti iscritti entro il 31 dicembre 2022 presso un Istituzione universitaria statale e non che vantino un ISEE o un ISEEUP( valore che indica la situazione economica dello studente proveniente dall’estero tenendo conto del 20% circa dei suoi patrimoni posseduti e redditi percepiti fuori l’Italia nei due anni antecedenti alla domanda) pari o inferiore a € 30.000. Ora, sulla base di queste prime informazioni è opportuno domandarsi se il sistema di “aiuti” della Disco Lazio sia efficiente oppure no. È chiaro che la Disco Lazio , in quanto ente pubblico, ogni anno ha a disposizione limitate risorse finanziarie che gli permettono di soddisfare solo una piccola percentuale degli studenti che propongono la domanda di alloggio. Il ciclo di queste risorse è complesso e per questo molte volte le imprese passano di proprietà dello Stato e quindi divengono imprese pubbliche sfruttate come strumenti di politica economica. Come primo tentativo, lo Stato potrebbe aumentare il sostegno economico nei confronti delle imprese pubbliche ed enti territoriali in modo tale da permettere a questi ultimi di allargare i loro servizi a una fascia più numerosa di studenti. D’altronde, le risorse che lo Stato distribuisce attualmente a enti e imprese provengono dal pagamento delle nostre imposte… Perciò lo Stato per aumentare i fondi dovrà aumentare di conseguenza le imposte a noi cittadini, e in questo momento tale manovra non è né agevole né tanto meno efficiente. 452 € circa è il costo che deve sostenere uno studente che cerca appartamenti in affitto a Roma. Nonostante il costo sia condiviso anche con un coinquilino, il prezzo non scende se ci si vuole stanziare in un appartamento magari più spazioso, vicino ai servizi più stringenti e necessari (supermercati, banchi posta e facile accesso ai mezzi), per non citare la speranza di trovare casa a prezzi sostenuti accanto all’università di riferimento. Inoltre, oltre all’elevato costo dell’affitto base, si aggiungono i costi di bollette, acqua, luce e gas, che spesso gli studenti si ritrovano a dover pagare pur vivendo in una stanza singola in un appartamento condiviso o in una residenza universitaria. Non sottovalutabili sono anche i costi di manutenzione di bagni, spazi comuni, cucine o sale studio, insomma, a Roma un affitto per studenti può portare via quasi il 50% dello stipendio. Ma d’altra parte, ci sono i giornali e siti web che riportano le opinioni di alcuni sindaci e analisti della materia affermando che gli studenti non possono pretendere di trovare una casa a basso prezzo nel centro di Roma e di fronte all’entrata della facoltà. “Quella che stiamo vivendo è un’emergenza abitativa, il diritto allo studio passa anche dal diritto all’abitare”, afferma Leone Piva, coordinatore dell’associazione Sinistra Universitaria della Sapienza; questi costi per gli alloggi stanno ostacolando il percorso di studi e privando lo stesso diritto allo studio ad ogni studente. In questo caos, una proposta avanzata da alcuni politici è quella di calmierare i prezzi, cioè un tetto massimo al di sopra del quale il prezzo di un posto letto non può aumentare. Dato che, da come avrete intuito, il problema del caro affitti è che vi è un eccesso di domanda (da parte degli studenti) e non di offerta (da parte degli affittuari), un intervento massiccio dello Stato nell’economia (come il calmierare i prezzi) ritengo personalmente che tale intervento sia il più dannoso che si possa applicare.

La ragione? Il valore di questi immobili rimarrà molto alto; ragion per cui se il proprietario smette di guadagnarci in base al prezzo di mercato è probabile che cambi l’utilità di tale immobile in modo tale da adibirlo a un ufficio o venderlo ad uno studio fotografico per esempio, il che, ridurrebbe l’offerta ancora di più. Non tenendo conto di alcuni piccoli costi che il proprietario dell’immobile sostiene perennemente, il calmieramento del prezzo spingerebbe il proprietario a contrattare in “nero “ la restante cifra che gli permetterebbe di pareggiare il prezzo che avrebbe ricavato se avesse contrattato a prezzo di mercato. Oltre al fatto che l’Italia è lontana da quello stampo politico che interviene nel tessuto economico, lo stato che interviene calmierando i prezzi commetterebbe un errore economico, perché il tutto turba il funzionamento della legge economica dell’offerta e della domanda, la quale è la sola legittima regolatrice dell’equilibrio e della misura dei salari come del prezzo di qualsiasi merce. Un’importante soluzione sarebbe invece incentivare l’offerta, magari tassando gli immobili inutilizzati e sfitti e riducendo la tassazione su quelli utilizzati. Il nostro governo ha stanziato circa 660 milioni di euro del PNRR destinati a risollevare la questione caro affitti. Ciò conduce a più strade che possono portare ad una soluzione finale. Lo sgravio fiscale o le detrazioni ,a favore dei locatori che affittano a studenti, rappresentano un “costo” che lo Stato potrà sostenere grazie a tali fondi, oppure si possono utilizzare sempre una parte di questi fondi per sfruttare aree edificabili (evitando di creare solo cantieri) o strutture già pronte all’uso. Inoltre, l’aumento della costruzione di studentati e residenze universitarie sarebbe senza dubbio un’altra delle possibili ed abbordabili soluzioni per affrontare tale problema; le offerte degli alloggi risulterebbero più convenienti ed adeguate alle esigenze degli studenti, riducendo l’elevata domanda di alloggi privati ed abbassando anche i prezzi anche per le altre abitazioni.

Andrea Nonni e Martina di Maria