Nell’ultima settimana si è discusso di un’affermazione del presidente francese Macron circa un’autonomia politica e strategica dell’Europa dagli Stati Uniti, soprattutto in relazione al dialogo con gli altri attori internazionali. In poche battute Macron ha richiamato all’attenzione un tema fondamentale, che, per essere approfondito appieno, necessiterebbe di un trattato, tuttavia vi sono dei punti che si possono mettere a fuoco e dai quali il mondo della destra italiana dovrebbe ripartire, il primo di questi è l’Europa. L’idea di Europa unita, forte e militarmente indipendente ha costituito per la destra italiana, sia a livello di partito, che a livello giovanile, il migliore degli obiettivi auspicabili. Negli anni ’50 il Movimento Sociale italiano votò convintamente per l’adesione dell’Italia alla comunità europea; Almirante fu l’ispiratore del progetto dell’Eurodestra e la fiamma tricolore fu il simbolo di tanti altri movimenti e partiti europei, ovviamente riadattata sulla base dei colori delle varie bandiere nazionali, come per esempio il Front National di Jean Marie Le Pen. I giovani del Fronte della Gioventù cantavano dell’Europa Nazione sulle macerie del muro di Berlino e nel corso degli anni inserirono nella loro simbologia di riferimento i simboli che al meglio rispecchiassero la tradizione europea. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito e probabilmente una disamina del genere ai più non rivelerà nulla di nuovo; richiamare alla memoria determinati fattori è indispensabile, però, in quanto nel nostro mondo politico, a partire dagli anni ’90, a prevalere nella maggior parte dei casi è stato il disfattismo.

Quando la comunità europea è diventata realtà, ci si è resi conto dei grandi limiti che la caratterizzano, e a ciò si è deciso di reagire in modo non idoneo ad una reale rivoluzione. Quante volte abbiamo udito la seguente frase” è meglio uscire da questa Europa”? Se il parlamento europeo si occupa di questioni futili, se non dannose o degeneri, come ad esempio la garanzia del diritto umano di abortire, le false notizie sui social network o il riconoscimento dei bambini concepiti con la pratica dell’utero in affitto, ciò non dipende dall’esistenza dell’UE, bensì dall’ideologia progressista che attanaglia la nostra civiltà a prescindere dalle istituzioni. Esse infatti sono una conseguenza di questa, quindi non hanno alcun potere di plasmarla. Quindi, non è forse meglio fare battaglia all’interno come le nazioni di Visegrad? Medesimo discorso è valido sulla moneta unica: certamente essa avvantaggia alcune nazioni rispetto ad altre, ma ciò cui la nostra comunità politica dovrebbe in primo luogo aspirare è che questa sia gestita dalla politica e non dalla banca centrale influenzata dalle scelte finanziarie più occulte.

Chi è avveduto di storia sa che la “logica imperiale” ha garantito al meglio la tenuta dell’Europa nel corso dei secoli, ergo gli auspici di isolazionismo, soprattutto in uno scacchiere internazionale come quello odierno, non fanno altro che allontanarci dall’individuazione del vero cancro che corrode l’Europa, cioè la sudditanza rispetto ad altre potenze come gli USA su tutti i fronti, o come anche la Cina a livello esclusivamente economico. Tornando al punto di partenza, ovvero le dichiarazioni di Macron, viene spontaneo porsi una domanda: i pochi segnali di volontà degli europei di emanciparsi a livello militare e diplomatico dagli USA e dalla NATO vanno sfruttati o no? Se vanno sfruttati, occorre mettere da parte le rivalità tra europei, ricordandosi che per quanto gli interessi tra noi possano essere discordanti, il nemico principale è altrove, lavorando all’unisono per concorrere verso un solo obiettivo. Prima di fare l’Europa bisogna fare gli europei; la destra italiana è chiamata a lavorare sull’italia. Se a livello culturale recupera il patrimonio del passato, abbandonando l’idea che il mondo debba necessariamente essere spartito tra gli altri imperialismi, e se contestualmente ciò viene fatto nelle altre nazioni europee, il percorso di emancipazione con il tempo prenderà concretezza. Operando dal punto di vista etico, per riprendere i dettami della tradizione, l’Europa potrebbe riavere il controllo della sua moneta, avere un’economia organica, essere indipendente dal punto di vista militare ed energetico, e muoversi come un sol uomo su tutti i temi più importanti oggi demandati agli stati nazionali. Il mondo odierno è soggetto a logiche imperialiste, per riequilibrare quelle altrui e per garantire la sopravvivenza dell’Europa, occorre un imperialismo europeo, che vada oltre scopi biecamente economici e di profitto, e che ci garantisca rapporti preferenziali con quelle nazioni che maggiormente subiscono lo sfruttamento intensivo delle proprie risorse

Precisazioni

Macron non è un riferimento politico della nostra area. Siccome però chi in questa non ha perduto la bussola non vive per combattere qualcuno e non si da forma contro qualcuno, bensì parte dall’affermazione della propria identità, qualsivoglia aspetto anche di un avversario o un nemico che aiuti la realizzazione di un progetto ambizioso va coltivato e non bollato come errato a prescindere