Dopo lo scorso 19 e 31 gennaio, martedì 7 e 11 febbraio, la Francia è nuovamente pronta a scendere in piazza, continuando senza interruzione la manifestazione contro l’approvazione dell’ultima riforma proposta dal governo Macron.
Il presidente francese vorrebbe innalzare l’età pensionabile dai 62 ai 64 anni, dichiarando il suo impegno e la sua determinazione nel portare avanti tale riforma “con rispetto, spirito di dialogo e responsabilità”, in quanto quest’ultima è stata presentata e convalidata democraticamente.
Attualmente in Francia l’età minima per andare in pensione è di 62 anni per i nati dal 1955 in poi e il sistema pensionistico francese è sempre stato retributivo: lavoratori e datori di lavoro versano contributi prelevati direttamente dal loro reddito sulle casse degli enti pensionistici, finanziando e garantendo loro un reddito equiparabile al salario percepito.


La proposta di Macron è quella di introdurre un sistema unico uguale per tutti, che verte su l’assegnazione di punti per ogni ora di lavoro in modo tale da poter stimare, a fine carriera, l’importo della pensione per ogni mese.
Ben diverso è il sistema pensionistico in Europa; per esempio in Italia vige un sistema pensionistico “a ripartizione”: i contributi versati dai lavoratori e dalle imprese sono destinati al pagamento delle pensioni di coloro che hanno già cessato la loro attività lavorativa, ed inoltre l’età pensionistica arriva fino ai 67 anni.
Tutto ciò ha senza dubbio scatenato l’ira del popolo francese, che ha iniziato una serie di mobilitazioni coinvolgendo l’intero paese.


“Se il governo continua a non ascoltare la determinazione dei lavoratori, dei giovani e di tutti coloro che sostengono questo movimento unitario per esprimere la loro
rabbia contro questa nuova ingiustizia, dovrà assumersi il blocco dell’economia nel nostro Paese. Dal 7 marzo bloccheremo la Francia, provocando lo stop di emergenza “.
Questa l’ultima la dichiarazione da parte di Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale de La France Insoumise, nell’apertura della manifestazione avvenuta lo scorso 16 febbraio a Parigi.
Durante le ultime mobilitazioni lo sciopero si è rivelato sempre più compatto, si contano 200 manifestazioni in tutta la Francia con 1,12 milioni di manifestanti e con “più di due milioni” di persone scese in piazza, provocando talvolta scontri violenti.
Il popolo francese è letteralmente sceso in piazza riuscendo a bloccare uffici, scuole,
trasmissioni televisive e trasporti registrando un notevole tasso di scioperanti.
A far riflettere, è la diversità dei settori professionali coinvolti; scuola e università, sanità pubblica, tribunali, avvocature, centrali elettriche e nucleari, raffinerie, enti pubblici e privati di vario tipo; ogni giorno, un nuovo settore della società converge verso il movimento contro la riforma delle pensioni.
La lotta contro la riforma si sta diffondendo sempre di più anche tra i giovani, studenti o neo-lavoratori, rappresentando un’alta percentuale di scioperanti in quanto questa riforma tocca il loro percorso lavorativo futuro.


Infatti, tra il 31 gennaio e il 7 febbraio 2023 in molte città francesi, quali Lione, Parigi e Marsiglia, gruppi di studenti si sono organizzati per occupare e bloccare una quindicina di facoltà e circa 200 scuole superiori, con lo scopo di dimostrare fortemente la loro appartenenza, unione e solidarietà al popolo francese.
La promessa che sindacati, lavoratori e opposizione hanno rivolto al governo francese è quella di proseguire lo sciopero nazionale, minacciando una chiusura totale che metterà in ginocchio l’economia del paese prevista per il prossimo martedì 7 marzo.

Martina Di Maria