Due giorni fa si celebrava la festa nazionale del tricolore. La nostra bandiera ha una storia particolare, molto complessa, che in pochi per una serie di ragioni conoscono. Un dato degno di nota sicuramente e che riempie di gioia il cuore di tutti coloro che si definiscono patrioti è che sempre di più sono gli italiani che si sentono legati alla bandiera nazionale; tale fenomeno è abbastanza trasversale. In tante nazioni europee, tutte, oserei dire, è un fattore scontato, nella nostra Italia, in cui fino a qualche decennio fa era considerato eversivo pronunciare la parola Patria e a portare il tricolore nelle piazze era soltanto la Destra, non può che essere reputata una vittoria. Partendo da tale presupposto è opportuno conoscere, almeno per grandi e generali linee, la storia del tricolore italiano.

I riferimenti ai colori verde, rosso e bianco risalgono già all’epoca medievale. Leggendo il capolavoro dantesco la Divina Commedia, sia nel Purgatorio, che nel Paradiso questi tre colori vengono espressamente citati come simbolo delle virtù teologali. La storia e la sorte, però, sono state meno romantiche di quanto si potrebbe immaginare. Infatti le prime volte in cui apparve il tricolore sulla nostra penisola è sotto forma di coccarda, su ispirazione del tricolore francese, nato dopo la rivoluzione. Per quanto sia un capitolo della storia che a chi è di Destra, me incluso, non è molto gradito per una serie di ragioni che si questo blog saranno approfondite, non è possibile esimersi dal ricordare che i sentimenti patriottici e risorgimentali nascono sotto l’influenza della rivoluzione francese.

Se infatti si pensa ai limiti delle modalità di unificazione dell’Italia non si può che pensare a chi in essa vide lo strumento per la creazione di uno stato burocratico e territoriale, privo della cultura, dell’identità e del sangue della sua gente, che erano le chiavi per poter poi creare le basi della vera cultura nazionale. Fortunatamente il Risorgimento fu molto altro e la visione spiritualista che in esso vi era nel corso dei secoli prevalse su quella materialista ed illuminista, al punto che l’Italia, dallo scoppio della prima guerra mondiale fino a qualche decennio dopo, poté dimostrare il suo valore e la sua nobiltà, a partire dai suoi giovani che diedero prova di assoluta abnegazione nelle trincee. Esaminato ciò, come mai noi tutti dobbiamo amare il tricolore, pur avendo un’origine che non ci affascina? Perché è la nostra bandiera ed è in ogni caso il simbolo di chi ha voluto in ogni epoca combattere per la dignità e l’amore della Patria. Se poi immaginiamo che il primo accenno ai suoi colori si trova negli scritti del Sommo, che prefigurò l’idea di Italia libera e unita molti secoli prima, non possiamo che non restare estasiati. In un’epoca grigia e amorfa come quella contemporanea, qualunque simbolo che rappresenta l’identità nazionale non può e non deve essere abbandonato.

Alcune precisazioni

Secondo opinione diffusa, il tricolore attuale sarebbe figlio della resistenza, in quanto precedentemente, essendo stata l’Italia una monarchia, al centro della bandiera vi era lo stemma sabaudo. Si tratta di una mezza verità. È vero che a stabilire quale sia la bandiera della repubblica italiana vi è un articolo della costituzione specifico, il 12, tra l’altro facente parte degli articoli non emendabili; ma il primo utilizzo del tricolore senza lo stemma sabaudo risale alla nascita della Repubblica Sociale italiana, visto che l’Italia, dal Lazio in giù era sotto l’influenza dei Savoia. Perché specificarlo? Per ammonire i talebani del progressismo odierno. Se applicassero con coerenza il loro metro di valutazione sempre, dovrebbero dire che la Costituzione contiene articoli fascisti o ispirati al fascismo. Nessuno si faccia fregare, quindi, quando dovessero tornare all’attacco di qualche monumento o della toponomastica di alcune città.