Il 1° gennaio 1948 entrò in vigore nella nostra nazione la costituzione, legge fondamentale che da 75 anni tutela i diritti civili e politici dei cittadini italiani e non solo. Frutto di un intenso lavoro tra le forze politiche che nel 1946 dominavano il panorama politico della nostra penisola, è oggi, come allora, il punto di riferimento e l’antidoto contro ogni forma di regime autocratico. La sua origine può ricondursi allo statuto albertino, padre putativo dell’attuale legge fondamentale dello stato, concesso per volere di Carlo Alberto Di Savoia nel 1848. Ordinamento ottocento che però aveva un grande difetto, era modificabile con un semplice provvedimento ordinario delle camere deliberato a maggioranza semplice, questa fondamentale caratteristica fu il presupposto per l’ascesa di un regime autoritario, che si concretizzò il 28 ottobre 1922 con Benito Mussolini. Durante il ventennio, l’unica legge riconosciuta fu quella emanata dalla Gran Consiglio del Fascismo in concertazione con la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, fatta di repressione politica, discriminazione e di grandi opere pubbliche, inclusa la nostra città universitaria, destinate a durare secoli.

Il 25 luglio 1943, Benito Mussolini fu destituito dall’incarico di presidente del consiglio dei ministri del regno d’Italia e messo agli arresti da Vittorio Emanuele III, Re D’Italia. L’ex duce fu successivamente rinchiuso in una fortezza a campo imperatore, in Abruzzo, al suo posto, il monarca, nominò capo del governo il maresciallo d’ Italia Pietro Badoglio, che l’8 settembre 1943 firmò a Cassibile (Sicilia) la resa incondizionata con le forze anglo-americane che in quel momento occupavano militarmente il mezzogiorno della penisola. L’ Italia a settembre del 1943 si presentava divisa in due: a nord, l’occupazione tedesca costituì la Repubblica Sociale Italiana a cui Benito Mussolini, liberato dagli avieri tedeschi, fu dato l’onere di guidare le risorse a lui rimaste fedeli, a sud, gli alleati (inglesi francesi e americani) appoggiarono un governo d’unità nazionale guidato da Badoglio prima e da Ivanoe Bonomi poi. Nel 1944 con un decreto luogotenenziale fu stabilito che alla fine della guerra sarebbe stata eletta un’assemblea costituente per scegliere la forma di stato e dare al paese una nuova costituzione. In questo contesto dei combattenti volontari del nord leali al governo del Regno D’Italia, la così detta “resistenza”. Partigiani, che non furono soltanto “rossi”, come afferma una certa sinistra forse vittima di un certo revisionismo storico, ma anche “bianchi”, possiamo ricordare le Brigate del popolo affiliate alla Democrazia Cristiana, e di centro-destra.

Proprio quest’ultima posizione politica fu rappresentata all’interno del CLN dal Partito Liberale Italiano che prese le distanze dal fascismo, dando espressione a due presidenti della repubblica e un segretario generale della NATO. Stesso discorso riguarda gli alleati, che ad esclusione delle due superpotenze, Unione Sovietica, di chiara ispirazione comunista-stalinista, e gli Stati Uniti D’America, tendenti al capitalismo e al libero mercato, Francia e Regno Unito si collocano su una posizione di centro- destra, i cui i tratti distintivi si rispecchiano nelle figure di Winston Churchill e Charles De Gaulle. Per quando può sembrare strano, a coloro che oggi si definiscono antifascisti e che organizzano manifestazioni in virtu’ di questo valore, antifascisti non vuol dire automaticamente comunisti, gli antifascisti, quelli veri, sono coloro che rispettano i valori democratici di rispetto dell’opinione altrui e di confronto con opposta visione politica (organizzando per esempio un convegno autorizzato e aperto a tutti sul tema del Capitalismo), valori per cui i nostri nonni e bisnonni, insieme ai soldati alleati hanno dato la vita e che Azione Universitaria porta avanti con orgoglio. Tornando alla nostra storia, con il decreto luogotenenziale del 16 marzo 1946 venne modificato il precedente decreto del 1944, indicendo un referendum popolare per la scelta della forma di stato e lasciando all’assemblea costituente la formazione della nuova costituzione.

Il 2 giugno 1946 contestualmente al referendum istituzionale, si votò anche per eleggere i 556 deputati disegnati a dare una nuova legge fondamentale alla futura repubblica italiana, in seguito, allo scattare della mezzanotte del capodanno tra il 1947 e 1948, la costituzione composta da 139 articoli entro in vigore. Il procedimento di revisione costituzionale, fu impostato tramite procedimento aggravato. Nel corso dei 75 anni sono stati svolti 4 referendum costituzionali (2001,2006,2016,2020) e diverse sono state le polemiche, soprattutto dopo l’entrata dell’Italia nell’Unione Europea, della posizione che la carta fondamentale doveva occupare nella gerarchia delle fonti del diritto. Alcuni paesi UE, bastì pensare alla sentenza della corte costituzionale polacca del 7 dicembre 2021 che affermò l’incompatibilità di alcune disposizioni del Trattato sull’Unione europea con la Costituzione nazionale, decisero di rivendicare pur mantenendo un rapporto di collaborazione e amicizia con gli altri paesi dell’Unione.

Modello, che il presidente del consiglio Giorgia Meloni insieme all’ex presidente del parlamento dell’UE, ora Ministro degli affari esteri, Antonio Tajani hanno in mente di portare in Italia e a cui la sinistra (rea di aver infangato quelle stesse istituzioni) insieme ad alcuni governi di nazioni comunitarie che possiedono un notevole potere economico e militare, sono riluttanti. Per quanto concerne i referendum costituzionali, è da ricordare particolarmente quello del 2016, a cui il presidente del consiglio Matteo Renzi (allora segretario nazionale del partito democratico) legò la sua permanenza a palazzo Chigi. La riforma, attinente: disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione, non passò e il governo fu costretto alle dimissioni. La proposta riguardante il taglio dei parlamentari, questa volta avvallata dagli elettori, fu riproposta nel 2020 dal Movimento 5 Stelle e a partire dalla XIX legislatura i parlamentari diminuirono da 945 a 600 (da 315 a 200 senatori e da 630 a 400 deputati).

Nel corso della campagna elettorale 2022 è stata avanzata da parte della coalizione di centro-destra un ulteriore proposta di una riforma costituzionale, riguardante un rinnovamento dell’attuale forma di governo in una repubblica presidenziale, per far ciò l’attuale governo istituì, al momento della sua nomina, un apposito dicastero guidato dal ex presidente del senato Maria Alberti Casellati. Augurando buon lavoro a questo esecutivo, questa riforma porterà, se realizzata, gli elettori ad esprimersi direttamente sul capo del governo e dello stato. La costituzione, anche se a volte non rispettata pienamente nei suoi valori originari dai vari governi, ha saputo adattarsi nel corso di questi 75 anni alle esigenze della società italiana, cambiando di volta in volta, in maniera libera e democratica.

Aljosha Bromuro