Il presidente di Gioventù Nazionale Fabio Roscani in un video postato sulla sua pagina Facebook ha denunciato quanto accaduto nell’università di Bari. Trattasi di un vero e proprio scempio, di un oltraggio alla memoria dei martiri italiani delle Foibe. I collettivi di estrema sinistra hanno organizzato un convegno con Eric Gobetti, sedicente storico, noto per le sue tesi riduzioniste, se non proprio negazioniste, sui crimini delle Foibe e sull’esodo giuliano-dalmata. Ciò che desta ancor più scandalo del fatto già di per sé vergognoso è l’attribuzione di crediti formativi al curriculum degli studenti che hanno partecipato all’evento, come anche lascia totalmente esterrefatti che non vi sia stata alcuna forma di contraddittorio. Come può un tema così serio essere affidato alle parole di una sola persona che propugna teorie minoritarie all’interno del panorama storiografico, ritenute non veritiere e ormai superate?

Sarebbe pleonastico ricordare che, tra l’altro, esiste una legge che sancisce che le vittime innocenti della furia titina vanno onorate e rispettate e che di conseguenza atteggiamenti come questo dovrebbero essere rifiutati da chiunque.

Al netto di quanto fin qui scritto, che può sembrare ovvio, ma che è bene ribadire, visto il clima che imperversa in questa nazione e il tentativo becero di una parte politica di riportare il dibattito storiografico a periodi bui e cupi in cui certi fatti per mero interesse ideologico e geopolitico venivano occultati e chi li rivelava isolato e umiliato, a certi esponenti della sinistra ci interessa chiedere questo essenzialmente. Preannunciamo che trattasi di una domanda retorica ma vorremmo che chi si nasconde avesse il coraggio di dichiarare apertamente la verità. Perché giustificate o sminuite i crimini comunisti e in questa situazione specifica quelli di Tito? Se anche, trattasi di un’ipotesi irreale, ma vogliamo per un attimo assecondare la vostra logica contorta, i morti fossero meno, cosa cambierebbe? La vita umana non dovrebbe avere valore sempre e comunque? Non merita rispetto e solidarietà anche solo una singola persona trucidata? Tito improvvisamente smette di essere un dittatore se ha sulla coscienza un morto in meno di quelli che gli vengono attribuiti? Cosa toglie all’antifascismo che vi sta tanto a cuore la condanna degli altri regimi totalitari? Le opere di coloro i quali combatterono il Nazismo sono forse sminuite se si commemorano persone che nessuna colpa avevano e che in molteplici casi si erano distinte nella lotta al fascismo senza però accettare di essere schiave di un altro regime?

Il punto è abbastanza evidente. Chi sminuisce l’eccidio delle Foibe e adduce giustificazioni ambigue e prive di fondamento altro non vuole che una rivalutazione del regime comunista della ex Jugoslavia. Sono i comunisti irriducibili o i postcomunisti che ricorrono a determinati espedienti per non ammettere che rimpiangono i regimi rossi e le nefandezze di cui si macchiarono, in quanto convinti che uccidere determinate persone, ovvero coloro che non si sottomettevano a determinati schemi e imposizioni, non soltanto sia giustificabile ma addirittura degno di elogio. A riprova di ciò ci sono molteplici elementi, ma mi limiterò a citarne uno soltanto: le dichiarate simpatie politiche del signor Gobetti. Le sue “idee” sono a ragione da noi contestate ma almeno lui ha il coraggio di dichiararsi titino e di elogiare l’infoibatore. Certamente è strano che un uomo così di parte possa essere ritenuto attendibile, se pensiamo che già gli antichi greci avevano capito che storia è racconto fedele di ciò che si è visto e che Tacito, storico romano, memore di questa lezione, scrivesse che lo storico serio deve narrare gli eventi senza animosità e senza pathos e senza amore e senza odio; in Italia purtroppo tutto è possibile in certi ambienti. Non è chiaro, però, a questo punto perché chi segue Gobetti non prenda esempio dalla sua sfrontatezza.

Probabilmente l’ANPI teme di dichiarare in occasione del 25 aprile che gli eredi dei partigiani rossi non hanno a cuore la democrazia, almeno non quanto hanno a cuore la rivoluzione rossa? Il PD potrebbe perdere credibilità agli occhi degli elettori moderati cattolici che riesce ad ingannare, se si accompagnasse a gente che non soltanto minimizza i crimini dei partigiani titini ma addirittura senza remora inneggia all’operato di Tito. Dovrebbero infatti spiegare, ad esempio, che stanno dalla parte di chi opprimeva i cristiani e si rese responsabile dell’uccisione di numerosi sacerdoti sia di etnia italiana, sia di etnia slava.

Pare, quindi, abbastanza evidente quanto taluni provano grossolanamente a mascherare ed è proprio in questi termini che è necessario rispondere a certe illazioni. La condanna unanime dei gesti miserevoli è fondamentale, ma di per sé non sufficiente, in quanto, se si vogliono combattere tesi antistoriche, bisogna colpire quelli che le diffondono sul loro tallone di Achille, mettendo a nudo tutte le vergogne che non vorrebbero rendere note. E questo compito è di tutti i personaggi di senno e di buon senso noti al grande pubblico, che siano o non siano di Destra, che non accettano semplicemente che migliaia di uomini, di donne e di bambini continuino ad essere portati sul banco degli imputati anche da morti e senza potersi difendere, come se fossero criminali, quando invece altro non sono che i nostri antenati, i nostri connazionali, i quali meritano rispetto e ammirazione, e non il medesimo trattamento che fu loro riservato quando si decise che non dovevano più vivere perché troppo fieri della propria appartenenza e della propria identità. I loro discendenti non meritano di finanziare le università nelle quali accademici estremisti e dalle tendenze comuniste e para-criminali ( è proprio il caso di usare questo termine, anche se può sembrare eccessivo) usano l’istruzione per indottrinare i ragazzi e per insegnare loro ad odiare e a commettere atti nefandi.

Mai sarà reato l’italianità. Sempre sarà reato il tentativo di cancellarla