Se fa sorridere il tentativo delle forze parlamentari di sinistra di agire senza aspettare il giudizio della magistratura in merito all’opportunità di sciogliere il partito Forza Nuova, pensando che le stesse abbiano sempre invocato libertà e indipendenza del potere giudiziario, preoccupa molto l’obiettivo che si cela tra queste istanze.

Il Partito Democratico e tutti i partiti di sinistra hanno chiesto ai partiti di centrodestra, in particolar modo a Fratelli d’Italia, di approvare le mozioni che invitano il governo a sciogliere l’organizzazione Forza Nuova. La risposta, logicamente, è consistita in un sostanziale accordo sulla possibilità di applicare lo scioglimento a qualsivoglia organizzazione a carattere eversivo purché a certificarlo sia la magistratura. Tale affermazione, che non dovrebbe stupire, dato che in una nazione democratica non può essere la politica a stabilire le sorti di altri partiti, è stata strumentalizzata per infondere nella popolazione un certo tipo di messaggio, ovvero quello secondo cui la Destra italiana parlamentare è sostanzialmente connivente con certi partiti di estrema destra e che non ha il coraggio di dissociarsi neanche dopo gli avvenimenti di sabato scorso. Trattasi di una colossale bufala e, non per caso, chi la racconta omette le numerose condanne alle violenze di ogni genere e anche ai personaggi estremisti che ne sarebbero i responsabili. Esattamente come omettono la solidarietà espressa alla CGIL per l’attacco subito e la visita ufficiale nella sede da parte dei parlamentari di Fratelli d’Italia. Un conto è, però, la condanna morale e politica, un conto è quella penale. Tra le altre cose, pare che parte della responsabilità sia ascrivibile al ministro degli interni il quale, pur consapevole che si stava organizzando l’assalto alla sede della CGIL, annunciato infatti due ore prima all’incirca, non ha fatto nulla per evitarlo. Aprire la strada, in ogni caso, alla possibilità per la politica di occuparsi più o meno direttamente delle vicende giudiziarie significa scegliere un percorso assolutamente rischioso, capace di minare in modo sostanziale lo stato di diritto. E non si adduca come giustificazione l’eccezionalità del momento! Le leggi hanno, per propria natura e a tutela di tutti gli uomini, carattere generalista, quindi, una determinata situazione oggi fa scuola nel futuro. Soltanto dove c’è l’autocrazia la discrezionalità è usuale. E, qui, siamo arrivati al nocciolo della questione.

I firmatari delle mozioni e i loro partiti di riferimento stanno facendo delle prove tecniche di regime, o, meglio, di democratura. Ovvero, con strumenti moderni, e, presentandosi come i tutori della democrazia, provano a svuotare tutte le leggi e le regole costituzionali, lasciando, però, intatta la forma, così da essere in grado di silenziare e sciogliere in futuro qualsivoglia partito e forma di opposizione. Perché nasca un regime, non servono, con i tempi che corrono, la violenza fisica e la galera. La storia novecentesca si è ormai conclusa, quindi, niente di quelle manifestazioni autoritarie ritornerà. Come mai, invece, chi detiene il potere puntualmente lancia l’allarme del ritorno del Fascismo? Vien fatto proprio per distrarre la popolazione e per giustificare certe dichiarazioni e certi provvedimenti che, viceversa, nessuno considererebbe logici, nemmeno quei pochi che la stampa e i programmi asserviti al pensiero unico di sinistra riescono a persuadere.

Quanto asserito qui può dare la parvenza di opinione o illazione. Invece è esattamente un fatto determinato, dimostrabile con alcuni semplici esempi.

Coloro i quali, oggi, avvallano o si inventano soluzioni che non competono al parlamento si sono rilevati tolleranti con le opinioni e i valori conservatori e patriottici? Quante volte si è accostata la parola Fascismo a questi valori? Molto raramente, infatti, essa corrisponde ai saluti romani o ai gesti dei partiti di estrema Destra, che, invece, vengono semplicemente utilizzati per proporre sillogismi un po’ sui generis e ambigui. L’ANPI, addirittura, in un suo comunicato, ha sostenuto che proporre un modello di vita fondata sulla lealtà, sull’amore per l’identità nazionale e sull’onore, e richiamare il principio della socialità e degli affetti in tempi di covid sono azioni che violano i principi costituzionali, ascrivibili al fascismo. Lo stesso tentativo della sinistra di provare ad imporre il patentino di antifascismo in ogni situazione e simultaneamente il suo rifiuto di condannare il regime sovietico fa pensare non all’opposizione ad una dittatura e ai suoi metodi ma ad un’opposizione al colore di una dittatura, ovvero i metodi antidemocratici vanno bene se combaciano con certe idee, ieri comuniste, oggi sicuramente globaliste e cosiddette progressiste. Inutile ribadire, a questo punto, che dovere di ogni uomo libero, anche di chi non è di Destra, è opporsi ostinatamente a questa deriva liberticida.