La Sapienza e altre università, nonostante persista l’obbligo del green pass, continuano ad impedire agli studenti di poter assistere alle lezioni in presenza in modo costante, adottando ancora il sistema delle turnazioni. Ciò rende sempre più evidente quanto in realtà il lasciapassare ben poco serva a tornare alla normalità e che, anzi, si stia trasformando sempre di più in una sorta di esperimento sociale. Tale parola potrebbe apparire complottista ma, in verità, parte da un semplice ragionamento, fondato su delle domande alle quali gli accaniti sostenitori del governo non riescono a rispondere o, meglio, alle quali non desiderano rispondere, ben sapendo che queste smonterebbero a monte qualsivoglia presupposto che ci hanno propinato in questi mesi. Non siamo contrari ai vaccini e, a differenza di altri, non abbiamo mai sostenuto tesi bizzarre contro la scienza, non oggi nel mezzo di una pandemia, né quando la pandemia non c’era. Proprio ciò ci consente di riflettere liberamente e di non adeguarci alle etichette che il Sistema ha inventato in questa e in molte altre circostanze. A livello etico, costituzionale e legale il Green pass non può essere condiviso dato che introduce indirettamente l’obbligo vaccinale. Può non essere sbagliato costringere qualcuno a vaccinarsi. Vero! Ma se non vi è un presupposto legislativo che lo impone è inammissibile trattare i cittadini con mezzi discriminatori in merito alla scelta che compiono in totale autonomia. In secondo luogo, tale misura, oltre ad essere, quindi, profondamente iniqua, è inutile. Non inutile in genere ma inutile al fine che dichiara di perseguire chi l’ha introdotta. Vediamo perché…

Il Green pass serve a limitare il contagio.

Falso! Secondo tutti i dati, i casi di coronavirus sono numericamente più rilevanti di quelli dello scorso anno del medesimo periodo. Sono, poi, gli stessi medici a dire che il vaccino non da la garanzia di immunità ma che limita l’insorgere delle fasi più severe della malattia, impattando positivamente sulla tenuta del sistema ospedaliero. Se, anche, però, sortisse qualche effetto nel senso di riduzione complessiva della capacità di contagio, non sarebbe neanche possibile razionalmente illustrare le ragioni per cui in certi contesti, quali i viaggi sui mezzi di trasporto urbani, il bar al chiuso, purché non si consumi seduti al tavolo, alcuni settori del lavoro privato, tra cui quelli della ristorazione, ( Il cliente deve avere il Green pass, il cameriere che lo serve no)non sia richiesto. Il coronavirus esiste soltanto in determinati luoghi?

Il vaccino elimina o riduce drasticamente il pericolo dell’avanzamento della malattia. Quindi, si può vivere serenamente la propria vita? Se così è, allora, perché nei posti in cui è richiesto il Green pass si persevera nell’adempimento alle misure contenute nei protocolli dello scorso anno? Nessuno dovrebbe essere obbligato a mutare il proprio stile di vita per una patologia a rischio scarsissimo. Chi due anni fa avrebbe accettato di mantenere le distanze e indossare una mascherina per non essere infettato dal virus dell’influenza stagionale? L’ultima misura adottata dalla Sapienza, che abbiamo avuto modo di osservare da vicino, è emblematica delle contraddizioni. La letalità del virus era esigua per i giovani già prima del vaccino e i ragazzi sono statisticamente tra le fasce di età in cui l’incidenza dei vaccinati è tra le maggiori. Poter usufruire dei luoghi cui avrebbero ogni diritto di accedere sempre e comunque sarebbe una risposta alle difficoltà e al prezzo che hanno dovuto pagare le giovani generazioni. Evidentemente a taluni non è bastato creare un clima di conflitti e contrasti.

In ultima analisi, se il problema del virus risiede negli effetti che potrebbe comportare, per chi ha accettato la somministrazione del vaccino, per quale recondita ragione non si smette di utilizzare l’incidenza dei casi e l’RT come elementi di valutazione per il passaggio di una regione da una fascia ad un’altra?

Le alternative sono due: o il vaccino non serve a salvare la gente dalle modalità più aggressive della malattia. Cosa che ci sembra altamente improbabile. Oppure certe norme rappresentano un esperimento sociale, dalle finalità più o meno chiare, la più importante delle quali consiste nel formarsi di un circolo vizioso sempre più contorto, per il quale il popolo non è più libero dalle peggiori logiche della politica e quasi reputi normale che siano certi uomini a “consentirgli” di vivere nelle forme e nelle modalità che non dovrebbero essere messe in discussione da un punto di vista ontologico e legale.