Secondo quanto riporta l’erudito latino Marco Terenzio Varrone, per la fondazione di molte città nel Lazio, dal punto di vista religioso era di fondamentale importanza il Pomerio (dal latino postmoerium, “ciò che si trova al di là del muro”). In origine era la linea sacra che delimitava la città in corrispondenza della cinta muraria. Solo in un secondo momento, con la progressiva espansione della città e la costruzione di nuove mura, il pomerio continuò ad avere esclusiva dimensione sacrale, in quanto tracciato secondo la procedura religiosa, ovvero con il rito della presa da parte degli àuguri degli auspici “ex avibus”, cioè tratti dal volo degli uccelli.
L’area del pomerio era delimitata da cippi sacri infissi a seguito di una cerimonia religiosa tenuta dal Pontefice Massimo, la massima carica religiosa del mondo romano. Essi dividevano l’Urbe dal resto del mondo. Secondo una legge ancestrale, il pomerio poteva essere allargato solo quando lo stato romano si allargava fino a inglobare un territorio nemico, sebbene il primo ampliamento sia avvenuto sotto Silla (I secolo a. C.) fino ad avere la sua massima espansione con l’imperatore Aureliano (III secolo d.C.).
La sacralità del pomerio imponeva che non potessero essere presenti al suo interno eserciti armati, per tale motivo l’attraversamento del Rubicone da parte dei soldati di Cesare fu visto come un affronto alle istituzioni romane, di cui si faceva difensore Pompeo sostenuto dal Senato, così da dare inizio alla guerra civile. All’interno del Pomerio vigeva dunque il comando civile di pace dei consoli, ai quali non era neanche permesso infliggere pene di morte; all’esterno vigeva invece l’”imperium militiae” dei comandanti dell’esercito e dei governatori delle province.
Nella leggenda di Romolo e Remo della fondazione di Roma, Remo viene ucciso da Romolo perché oltrepassa il solco che questi stava tracciando. Solo in alcune leggende tramandate si trova la descrizione dettagliata che giustifica questa ‘esecuzione’: Remo oltrepassa il solco armato. Quasi certamente il solco che Romolo stava tracciando era il secondo e Remo deve aver oltrepassato il primo macchiandosi quindi di una colpa gravissima: la profanazione del territorio della città. Conoscendo il valore simbolico e il significato del pomerio, questa uccisione – generalmente percepita come smodata rispetto alla causa – assume valenza di esecuzione capitale e giustifica il permanere di questo fatto di sangue legato alla fondazione della città di Roma. Il messaggio diventa forte e rassicurante per gli abitanti della città: ‘sarà punito chiunque attenti alla città e ai suoi abitanti’ diventa un monito potente per i nemici.
Solo il dittatore poteva vantare il potere militare all’interno del Pomerio, e l’abuso di potere che Cesare fece di questa carica fece sì che Augusto avrebbe poi dato inizio al principato mantenendo formalmente la normalità repubblicana, pur avendo de facto qualunque potere tipico di un dictator.
I Comitia centuriata, l’assemblea dei cittadini divisi secondo le classi militari, erano tenuti nel Campo Marzio (dunque consacrato a Marte, dio della guerra e padre di Romolo e Remo) fuori dal pomerium: era infatti l’assemblea delle centurie, dei cittadini armati.
Il Teatro di Pompeo, dove Giulio Cesare venne assassinato con una congiura organizzata da Bruto e Cassio, era fuori dal pomerium e comprendeva una camera senatoriale, dove il Senato poteva riunirsi con la partecipazione di singoli senatori ai quali era vietato attraversare il pomerium e che quindi non avrebbero potuto recarsi alla Curia Hostilia nel Foro.
Le mura, dunque, non sono solo un baluardo difensivo, ma un simbolo di sanctitas, una realtà materiale che isolava una forma sacra, la civitas, preservandola dal contatto con l’esterno. E questa concezione sacrale del confine è comune a tutti i popoli indoeuropei, i quali, riconoscendo ancora un legame profondo tra l’uomo, il divino e la terra, hanno prodotto numerosi esempi di civiltà che rispettano l’organicità della vita, intesa non come mera sopravvivenza fisica e materiale, bensì come punto d’incontro dei suddetti tre elementi fondamentali della concezione tripartita indoeuropea.