In data odierna ricordiamo la battaglia di El Alamein del 1942. L’esercito italiano ne uscì sconfitto ma si distinse per il proprio valore e il proprio coraggio.

È importante ricordare questo evento, come tutti gli avvenimenti della nostra storia nazionale, in quanto senza memoria nessun popolo può dirsi unito, di qualunque tipo di memoria si tratti. Taluni sostengono che certi fatti storici non andrebbero celebrati perché avvenuti durante quel famoso ventennio di cui è pleonastico riferire i dettagli; a prescindere dal dove e dal quando e da ciò che la storia può aver ritenuto giusto o ingiusto, più giusto o meno giusto, è inammissibile immaginare di poter cancellare fattori significativi che in ogni tempo hanno distinto il popolo italiano; valutare tutto secondo i canoni odierni, canoni spesso inquietanti, è il primo passo per giungere all’oblio generale che è esattamente ciò cui ambiscono coloro che sistematicamente attaccano la cultura occidentale, disprezzando in generale i popoli europei e diffondendo la tesi del “privilegio ingiustificato ” dell’appartenere ad una  storia millenaria e ad un determinato sistema valoriale.

L’antifascismo in assenza di fascismo può diventare un’arma molto pericolosa per cancellare una determinata fase della storia d’Italia e alcuni suoi esponenti che, a prescindere dalla storia e dalla politica, si distinsero per cultura, arte, diritto. Ciò è avvenuto a Napoli, nell’indifferenza generale, dove la lotta antifascista di De Magistris e della sua giunta di sinistra sta raggiungendo livelli preoccupanti e alquanto ridicoli; il nome di Gaetano Azzariti, insigne giurista dello scorso secolo, è sparito dalla toponomastica della città, per il fatto che questi aveva aderito al regime fascista. La cosa che curiosamente è stata omessa per giustificare questa azione degna dei peggiori talebani è che Azzariti fu stretto collaboratore di Togliatti e fu nominato dell’Italia Repubblicana giudice della Corte Costituzionale. Come in altri casi, bisogna allora domandarsi se De Magistris è più antifascista di Togliatti o se forse le aspirazioni dei progressisti odierni vogliano condurci ad una deriva ben peggiore. Stessa sorte a Napoli pare toccherà ad Alfredo Rocco, insigne giurista, nonché padre del Codice Penale entrato in vigore nel 1930 e mai modificato e di quello di Procedura Penale utilizzato fino al 1989; non modifichiamo le sue leggi ma gli togliamo una via. Asserzione che in un tempo normale avrebbe fatto ridere qualsiasi uomo dotato di un minimo di buon senso e di lucidità.

Tutto si inserisce da un po’ di tempo nella furia dell’iconoclastia che parte dagli USA per invadere il resto dell’Europa e che si pone il fine inquietante di distruggere statue, opere d’arte, simboli e raffigurazioni. In Italia, dove subito si è pronti all’imitazione, si è iniziato con gli episodi sopra citati, attaccando la Marina Militare per aver celebrato sui social alcune battaglie, cercando di impedire la celebrazione della vittoria dell’Italia nella Grande Guerra, imbrattando la statua di Indro Montanelli e minacciando i calciatori della Nazionale che hanno liberamente deciso di non aderire alle iniziative del movimento Black Lives Matter proprio per certe tesi folli che propina, senza alcuna attinenza al tema dell’antirazzismo.

Può apparire puramente speculativo trattare questo tema partendo da una commemorazione ma, visto i tempi che corrono, è opportuno non dar nulla per scontato, tenendo bene a mente il perché si celebra l’impresa di El Alamein e tutte le altre tappe fondamentali per la storia d’Italia e d’Europa. La barbarie di alcuni si abbatte con la conoscenza, la memoria e il senso di appartenenza.

Ben presto anche in Italia si arriverà a tacciare di Fascismo tutto ciò che non corrisponde ai canoni odierni, anche se avvenuto prima del ventennio o dopo, e, a quel punto, le manifestazioni dei talebani saranno sempre più pericolose e deleterie. La reazione difensiva dovrà manifestarsi con ancor più vigore