Come ben si sa, i vaccini usati per sconfiggere il Coronavirus sono numerosi e provengono da più nazioni. Attualmente in Italia e in tutti i paesi dell’UE si ricorre alle dosi di Astrazeneca, Pfizer e Moderna. Tuttavia la disponibilità, a causa di accordi non ottimali con le case farmaceutiche,  è scarsa e, nella nostra nazione, ad esempio, non sono stati ancora vaccinati tutti gli over 80 e l’ obiettivo di vaccinare 500.000 persone al giorno è stato nuovamente posticipato. Alla carenza di dosi c’è un modo per sopperire: accettare queĺle che la Russia di Putin ha offerto all’ Europa. A quanto pare, però, l’ UE non ha la minima intenzione di percorrere questa direzione e rimanda continuamente la questione.

Una simile decisione è dettata da fattori politici, nel senso più oscuro del termine, ed economici; i commissari europei si giustificano sostenendo che lo Sputnik richiede ulteriori verifiche, pretesto poco credibile e assolutamente smentibile. Da quel che si sa, chi è stato vaccinato non ha subito effetti collaterali più gravi di quelli avvenuti con altri vaccini, come l’ Astrazeneca, e la Russia è de facto tornata alla normalità, immunizzando gran parte della popolazione. La stessa Germania, che, come sappiamo, tutela all’ ennesima potenza il proprio interesse nazionale, benché venga adottata dai nostri politici di sinistra quale modello impeccabile di un non ben specificato europeismo,  pare abbia intrapreso in autonomia l’ iniziativa di stipulare un contratto con la casa farmaceutica che produce lo Sputnik.

Chiarito, quindi, che non vi è nulla che attenga alla sicurezza del vaccino, cerchiamo di comprendere quali motivi ha l’ UE e, soprattutto, chi la controlla, per non accettare lo Sputnik; alla base vi è la programmatica volontà di praticare una politica ostile alla Russia, cercando di indebolirla. Se chi lo nega ritroverà un minimo di onestà intellettuale, dovrà, poi, giustificare l’ intera vicenda e, con ogni probabilità, dirà che Putin è un pericoloso dittatore, che nega le libertà fondamentali e che, per tale ragione, va combattuto. A parte la dubbia veridicità di certi concetti, visto che i russi sono soddisfatti del lavoro di Putin, considerata l’ economia del loro paese, che ha avuto una netta ripresa da quando Putin si è insediato, nonostante i disastri di un’ era di regimi comunisti, come mai l’ UE non ragiona allo stesso modo nel trattare con la Cina, il cui regime è responsabile dei più nefandi crimini? Semplicemente perché Putin con la sua politica valoriale che va dalla difesa del suo popolo, ai valori del patriottismo, fino all’ esaltazione della famiglia e della religione cristiana, è un osso duro per tutti i regni della finanza speculativa e del grande mercato.

Putin rappresenta l’ esempio vivente di un principio: dove c’è una politica forte, non vi è spazio per i colossi che vogliono minare la stabilità dei popoli per ricavare dei profitti; non può certamente, quindi, essere simpatico ai burocrati dell’ UE che hanno trasformato l’ Europa nel territorio in cui si vendono prodotti di ogni genere, anche contraffatti, in cui nazioni come la Cina ormai spadroneggiano e in cui abbondano ragionamenti nichilistici come il multiculturalismo, l’ abolizione dei confini nazionali e il sostegno estremo alle teorie del Gender e della lobby LGBT come la distruzione della famiglia naturale e la compravendita di bambini, attraverso la pratica dell’ Utero in affitto. A prescindere dalla questione dei vaccini, l’ avversione a Putin rischia di acuirsi, a causa della posizione del Presidente degli Stati Uniti Biden, il quale, appellando Putin “assassino”, ha espresso chiaramente la volontà di riportarci in un clima simile a quello della Guerra Fredda, eliminando il buon lavoro svolto dal suo predecessore Trump.

I signori europei non cambieranno rotta ma gli stati nazionali possono farlo. Lo ha fatto la Germania con i vaccini, lo faccia anche la nostra nazione! E, in generale, si tenga una politica di alleanza e di pace con Putin. Non può risultare utile inimicarsi un grande e importante paese, soprattutto se è uno dei pochi che si ribella ai nuovi schemi odierni della società liquida, del relativismo culturale e della grande finanza. Rappresenta, insieme all’ Ungheria e alla Polonia l’ Identità Resistente e deve, quindi, essere un modello per noi italiani ed europei.

La situazione è molto complicata e in un momento così delicato, in cui oltre a motivi generali di interesse nazionale, un maggior numero di vaccini potrebbe salvare delle vite umane e accelerare il ritorno alla normalità, è fondamentale trattare l’ argomento, e come Azione Universitaria ci poniamo questo proposito.