L’Idrogeno sarà sicuramente il combustibile del futuro, vedrà la sua ascesa graduale nei prossimi 30 anni, periodo che permetterà la riconversione di gran parte dei poli industriali/produttivi con il favore di tutte le grandi aziende energetiche che guideranno questa nuova era.

Di conseguenza, grazie anche ai movimenti ecologisti/ambientalisti, la scena politica ha iniziato a porsi delle domande sul reale impatto dell’uomo sul pianeta terra, per renderlo il meno inquinante. Attualmente la situazione in Italia, come nel mondo, è ancora a livello embrionale, e diversi sono i problemi legati a questa nuova tecnologia soprattutto nel campo della sicurezza. I siti di stoccaggio e le modalità di trasporto, non essendo univocamente determinate, possono creare situazioni di rischio.

Un esempio è la centrale di Fusina (Venezia), la più grande in Europa a funzionamento totale di Idrogeno, con una potenza installata di 15 MW per un investimento iniziale di 50 Milioni di euro.

Centrale di Fusina

Il problema principale diventa quello di produrre un quantitativo così elevato di Idrogeno da soddisfare non solo la richiesta per la produzione energetica, ma anche quella dei poli industriali e degli autotrasporti (dai treni alle comuni automobili). Nei prossimi anni avremo la creazione di impianti di produzione di Idrogeno e le nuove proposte dovranno essere orientate su tali modalità.

Proposte

Una delle soluzioni migliori potrebbe essere la produzione di Idrogeno Verde, utilizzando fonti di energia rinnovabile per alimentare il processo di elettrolisi. Questo meccanismo, totalmente a favore dell’ambiente, non solo sarebbe soggetto alle condizioni climatiche (problema delle energie rinnovabili) ma si troverebbe a dover affrontare tutti i problemi di sviluppo delle rinnovabili: rapporto €/KW troppo elevato, vaste aree sfruttate (per i pannelli Fotovoltaici) o impatto visivo (per le pale eoliche).

L’idrogeno riuscirà a soppiantare le risorse fossili nel momento in cui avrà i loro stessi pregi (disponibilità, dispacciamento, energia fornita) senza tutti i difetti legati all’inquinamento.

Per attuare questo, bisognerà produrre Idrogeno in tutti quei siti che già producono energia elettrica, così da averne una grande quantità disponibile per l’elettrolisi ma ponendo dei limiti sulla quantità di idrogeno Grigio producibile. Un esempio potrebbe essere 70% grigio e 30% Blu. Da una parte potrebbe garantire l’installazione di filtri e la cattura di CO2 in quei siti produttivi che sono altamente inquinanti (condizione necessaria per la tipologia Blu di Idrogeno), mentre dall’altra garantirebbe un valore maggiore di idrogeno prodotto (aimè di tipo Grigio ma comunque sarebbe un inizio).

Quello di cui abbiamo bisogno in questa “prima fase” è la semplificazione per l’accesso all’idrogeno: da una parte la riconversione, dall’altra la produzione. In questo modo, aumentando la domanda di Idrogeno, la produzione diventerà necessaria e quello che inizialmente verrà sostenuto attraverso incentivi statali/europei, diventerà in grado di sostenersi tramite il proprio mercato.

Produzione in Laboratorio mediante elettrolisi