Quale sarà il prossimo ordine politico-economico degli anni a venire in Europa? Questo è il quesito più rilevante dei tempi moderni su cui ormai si necessita di dare delle risposte. A sentire l’opinione pubblica e le proposte dei partiti in tutto il vecchio continente, ci si troverebbe dinnanzi ad una summa divisio: Stati Uniti d’Europa contro Europa dei popoli.

La prima delle due corrisponde alla più naturale evoluzione dell’ormai consolidato processo di integrazione europea, sempre più incisivo soprattutto a seguito dei noti trattati di Maastricht del 1992 e di Lisbona del 2007. La seconda, invece, raffigura la proposta politica di quelle forze partitiche, definite nazional-populiste, che intenderebbero modificare gli equilibri dell’attuale Unione Europea. L’utilizzo del condizionale non è casuale, poiché nei confronti di questa presunta “Europa dei popoli” si possono sollevare una serie di perplessità in merito alla sua effettiva costruzione.
Noi solleviamo dubbi in merito a questa proposta politica poiché riteniamo che la scelta oggi non sia tra Stati Uniti d’Europa o Europa dei popoli ma tra Roma o Bruxelles, ovvero tra la sovranità dello Stato Nazionale o la sua fine.

Parlamento Europeo


Spesso si sente dire, da parte di tutti gli esponenti politici, che “questa Europa non va bene, bisognerebbe rivedere i trattati”. Espressione persuasiva quanto ingannatoria. Sorvoliamo sulla questione, non per questo irrilevante, delle difficoltà che si incontrerebbero nel modificare i trattati e approfondiamo quella relativa al contenuto che questa fantomatica modifica assumerebbe. È noto come l’Unione Europea si fondi principalmente sulla volontà da parte degli Stati Membri di costruire un mercato comune europeo, connotato dall’assenza delle frontiere commerciali, garantendo la concorrenza tra imprese in tutto il territorio europeo e di cui la moneta unica ne è l’espressione più evidente. È ovvio quindi come l’UE si basi esclusivamente su interessi economici ed è altrettanto chiaro che se il mercato è la bandiera di questa Unione il lavoro sopisce e i popoli vengono annichiliti.

Marcatura CE

Il progetto global-nichilista non tollera gli Stati Nazionali, per questo si è proceduto per anni a limitare le loro prerogative fino ad arrivare a privare gli stessi della Sovranità economica e monetaria. Dinnanzi a questa orrenda desolazione si solleva allora quella contro-proposta che si identifica nella “Europa dei Popoli”. Ma cosa si intende dire con questa formula?
Talvolta si dice che questa “Nuova Europa” sarebbe più giusta, più vicina alle tradizioni nazionali, più popolare e non elitaria. Premesse nobili, senza dubbio, ma come tradurre queste in norme da inserire in un trattato? Noi chiediamo ai fautori di questa Europa dei Popoli: cosa intendete fare con il mercato unico, si ripristineranno le fornirete commerciali? Alla luce della ripartizione di competenze tra Stati-UE quali rimarrebbero oggetto di una prerogativa sovranazionale e quali oggetto di quella nazionale? Moneta unica o monete nazionali? Potremmo continuare all’infinito, tuttavia quello che a noi interessa è dimostrare come ogni progetto che promuova una “Nuova Europa”, qualunque esso sia, porterà alla fine degli Stati Nazionali e quindi sono proposte anti-nazionali.

Stati membri dell’Unione Europea

Vuoi che si promuova un Super Stato Europeo vuoi che si costituisca una Federazione di Stati Sovrani. Nel primo caso è evidente come lo Stato Nazionale cesserebbe di esistere per far posto ad un nuovo Stato, quello Europeo appunto. Nel secondo, invece, anche se gli Stati riuscissero a riappropriarsi di alcune delle loro prerogative, oggi perdute, ne resterebbero ugualmente mutilati in altri ambiti, quindi si avrebbe sempre una sovranità limitata. A che prezzo però si può essere disposti a limitare, o meglio, cedere la propria sovranità? Se in questa Europa dei popoli si decidesse di mantenere il mercato comune e con esso la moneta unica ma con un’impostazione più “morbida” allora nulla cambierebbe rispetto ai tempi moderni e rimarremmo servi del mercato.
Se invece si decidesse di eliminare tutti i fondamenti economici e commerciali dell’UE attuale per limitare le competenze sovranazionali a questioni più marginali allora si potrebbe dubitare della stessa necessità di avere un’Unione tra Stati. Si necessiterebbe di un’Europa per gestire i flussi migratori? A tal proposito avere una politica europea davvero gioverebbe agli interessi nazionali di uno Stato? Se non ci fosse un’Europa nulla ostacolerebbe i singoli Stati a trovare accordi bilaterali o plurilaterali per gestire i relativi flussi.

Nessuna esigenza quindi. Si necessiterebbe di un’Europa per salvaguardare l’ambiente? Stesso discorso di cui sopra: accordi plurilaterali non sarebbero vietati quindi è davvero indispensabile dar vita ad una Federazione di Stati per tutelare l’ambiente? Sarebbe una costruzione settoriale che non avrebbe la portata di quella Europa dei popoli di cui si tessono le lodi. Ergo: un’Europa può nascere ma non con quella portata e centralità che si professa e si pretende. Un’Europa che dialoga ma che non impone. Un’Europa che rispetta tutte le prerogative statali senza interferivi. Un’Europa marginale e niente più. Nessuna Europa dei popoli, nessuna fratellanza europea, ma solamente politiche condivise in ambiti e materie limitate e circoscritte che non ledono la sovranità degli Stati. Tutto ciò serve a ribadire un concetto chiaro: lo Stato Nazionale è il nostro obiettivo, la nostra unica e ultima speranza. Professare altro significa tradire le tensioni sociali e nazionali promuovendo un progetto che comunque porterà alla dissoluzione degli Stati, della loro sovranità e quindi della loro libertà. La retorica moderna è diretta a rassicurare elettori e mercati ma così facendo si tradisce il popolo, si ingannano i lavoratori, si uccide la Patria. Professare un’Europa diversa quindi non cambierebbe gli equilibri attuali, si necessita invece contrastare il sistema attuale in ogni sua espressione. Il capitalismo e il dominio del mercato sono i nostri nemici e il nostro scudo non può essere “un’Europa più sociale” perché come detto anche questa rafforzerebbe lo status quo piuttosto che combatterlo.
Noi promuoviamo lo Stato Nazionale e Sovrano, titolare di tutte le prerogative necessarie al fine di servire l’unico interesse che conta: l’interesse nazionale. Solo così si potrà sperare in un futuro più sociale e più giusto. Lo Stato Nazionale è l’unico baluardo di civiltà contro il nulla che avanza, il quale promuove appunto la fine dello stesso. Si smettesse di ragionare in termini di consenso e si iniziassero a progettare i prossimi 100 anni per l’Italia.


Roma o Bruxelles quindi, noi scegliamo Roma, e voi?