Il Gen. Guidoni nacque a Torino il 15 luglio 1880, trasferitosi a Firenze per motivi lavorativi del padre conseguì il diploma presso l’istituto tecnico Galileo Ferraris. Dopo la morte di quest’ultimo avvenuta nel 1903 vinse una borsa di studio che gli permise di tornare nella città natia e conseguire il titolo di laurea al Politecnico di Torino in Ingegneria industriale. Nel medesimo anno vinse il concorso per Ingegnere di 2a classe nel genio navale della Regia Marina, durante il servizio in marina conseguì una seconda laurea sempre in Ingegneria Navale e Meccanica.
Guidoni aveva un enorme interesse nei confronti dell’aviazione, anche se ancora a livelli primordiali, costruì nell’arsenale di La Spezia (l’arsenale è il complesso di impianti, bacini, officine, magazzini adibiti per la costruzione e riparazione di imbarcazioni militari) nel quale si dilettò nella ricerca e sviluppo di parti di aeromobili ad elica. Il primo importante risultato lo ottenne nel 1910 quando progettò e costruì la versione idrovolante del biplano Farman ovvero lo dotò di galleggianti di forma tubolare e di alette idroplane di sua invenzione per facilitarne il decollo e l’atterraggio su superfici marittime. Egli credeva fermamente nel principio secondo cui ogni progettista aeronautico doveva collaudare la propria creazione, e per questo nell’agosto del 1911 conseguì in breve tempo il brevetto di pilotaggio nell’aerodromo di Taliedo a Milano (oggi quartiere residenziale milanese) ricevendo anche un encomio dal Dicastero della Marina, così poté dare seguito al principio in cui fermamente credeva collaudando di persona l’idrovolante Farman nel 5 novembre 1911 data del primo volo in assoluto di questa categoria di aereo in Italia.
Nel dicembre del 1912 prese parte alla guerra italo–turca a bordo del Farman, ma fu rimpatriato nel gennaio dell’anno seguente per via di un atterraggio d’emergenza in cui rimase ferito, rimessosi in salute il Generale fu destinato alla 1a Squadriglia idrovolanti di Venezia come pilota ed istruttore. Nell’arsenale veneziano progettò e costruì un idrovolante monoplano a bimotore silurante a struttura metallica, di cui non si riservò dal collaudare con il lancio di un simulacro di un siluro da 375 chilogrammi. Questo collaudo ebbe un notevole interesse dalla comunità internazionale specialmente in ambienti militari, siccome era il primo esperimento di questo genere al mondo! Nello stesso anno del monoplano diresse i lavori per la porta idrovolanti Elba.
Con lo scoppio della Grande Guerra assunse il comando della Squadriglia e fu imbarcato sulla Elba, nell’anno conclusivo della guerra (1918) assieme a G. A. Crocco (anch’egli ingegnere e studioso, il quale fu pioniere della propulsione a razzo) la “Telebomba” un ordigno autoguidante grazie ad un sistema giroscopico capace di dirigerlo verso il bersaglio. Grazie alle sue ricerche e progetti tecnico scientifici nel campo dell’aviazione fu insignito delle medaglie d’oro di 1a e 2a classe, e terminato il grande conflitto ebbe la nomina ad ispettore dell’aeronautica del Dicastero della Marina. Nel biennio 18/19 ricevette la delega per partecipare al Comitato Interalleato di Aeronautica a Parigi e successivamente prese parte alla Commissione Aeronautica di Controllo a Berlino non come delegato ma come membro.
Dal 1919 al 1921 visti i suoi meriti militari e scientifici ricevette numerose onorificenze sia in Patria che all’estero (Stati Uniti, Francia e dall’Impero britannico). Dal 1920 assunse la carica di Addetto Aeronautico nella capitale statunitense, nella quale la sua fama lo precedette, vi rimase per tre anni in cui inviò numerosi documenti (rapporti e disegni) sulla produzione aeronautica statunitense. Sempre a Washington partecipò alla conferenza sulla limitazione degli armamenti iniziata nel novembre ’22.
Nel 1923 anno di costituzione della Regia Aeronautica Militare non esitò il trasferimento in questo nuovo corpo armato, dove assieme ad U. Nobile (pilota ed ufficiale dell’aeronautica nonché esploratore) realizzò un elicottero a due rotori con pale metalliche sui fianchi della fusoliera siglato G.A. tale progetto non ebbe seguito nonostante fu collaudato sia a terra che in volo. Nello stesso anno propose un turbopropulsore aeronautico ad elevato rendimento termico, dotato di un compressore rotativo di sovralimentazione e turbina a gas di scarico, che avrebbe potuto risolvere problemi di notevole difficoltà connessi ai voli ad alta quota. Tali apparati saranno adottati dall’aviazione statunitense solo alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Il 23 dicembre 1923 ebbe la promozione a Generale Comandante del Genio Aeronautico carica detenuta fino alle sue dimissioni causate dai dissidi con i fornitori ed appaltatori civili del Dicastero nel 1925. Allora ebbe la nomina di Addetto Aeronautico nella capitale britannica dove ricevette la stima e la considerazione dell’ambiente aeronautico britannico. Grazie alla sua competenza nel settore aeronautico Italo Balbo (politico e pilota) lo richiamò a Roma nel 1927 il quale lo incaricò a Direttore Generale delle costruzioni e approvvigionamenti presso il Dicastero dell’Aeronautica.
La sua vita si spezzò il 27 aprile 1928 durante il collaudo di un nuovo paracadute di tipo Salvator nei pressi dell’aeroporto di Montecelio cittadina a qualche chilometro di distanza dalla Capitale, egli volle collaudare il paracadute dato che gli generava delle perplessità. Durante il lancio di collaudo il paracadute non si aprì e inizialmente la colpa dell’incidente fu attribuita al paracadute, cosa fortemente smentita da Prospero Freri (militare ed aviatore) il quale affermò che il generale Guidoni non lo indossò correttamente e per dare fondo alla sua affermazione di gettò nel vuoto con lo stesso paracadute che indossava il generale, questa volta il paracadute si aprì dimostrando l’efficacia. Il generale grazie alla sua dedizione e professionalità dimostrata nell’esercizio delle sue funzioni gli fu insignita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Nel settimo anniversario della sua morte Benito Mussolini pose la prima pietra della futura Città dell’Aria (Guidonia), e nel punto in cui precipitò il generale è eretto un monumento alla sua memoria su cui è inciso:
“Gen. Alessandro Guidoni, pioniere dell’aria, tecnico insuperabile,
superbo esempio di fede, energia e valore,
trovava morte gloriosa oltre il dovere”
Pensiero di Italo Balbo
Il Balbo l’anno seguente sulla “Rivista Aereonautica” commemorava il Guidoni affermando che “Il Suo nome riassume tutta la religione del dovere; che il Suo stato di servizio la storia dell’Aereonautica. E che la Sua morte è l’obiettivo più lontano cui l’eroismo umano può aspirare”. Con queste parole il Balbo volle ricordare il valore militare ma soprattutto umano di Guidoni.
Tiziano Di Cara