Che Mario Monti sia divenuto premier in modo non esattamente democratico alla fine del 2011 è cosa nota a tutti, anche se da molti volutamente omessa, ma che costui  dichiari nel corso di una trasmissione televisiva che l’informazione sul coronavirus deve essere poco democratica è troppo; anzi, lo era fino a qualche anno fa. Evidentemente sono bastati due anni scarsi per assuefare il popolo e renderlo incapace di sorprendersi di certe esternazioni.

Non spenderò molte parole per spiegare cosa si nasconde tra le varie disposizioni legislative emanate dal governo per fronteggiare la pandemia, in quanto ne abbiamo già discusso in altri articoli e chi segue il nostro blog ne è certamente consapevole. Mi limiterò a seguire la logica inversa, ovvero a controbattere a quanto affermato dal prof. Monti, elencando cosa avrebbe dovuto chiedere chi lo intervistava: professore, dove ha visto democraticità nella divulgazione delle informazioni? In quali occasioni ha percepito trasparenza? Un ministro della sanità che puntualmente ha mentito sulle strategie adottate all’inizio della pandemia, sui vari dossier e sulle inchieste che lo riguardano ha agito democraticamente? Un parlamento che è ormai escluso da tutte le decisioni fondamentali, nonostante la nostra sia una repubblica parlamentare, e che si limita ad approvare decreti del governo che neanche vengono discussi dai ministri è democratico? La stampa, salvo qualche eccezione, che parla d’altro e sempre di più si specializza nel diversivo, è propensa ad informare i cittadini oppure a evitare di essere ostile al Sistema? Trattasi di domande retoriche che ci comunicano un fattore fondamentale. Quanto auspicato dall’ex premier è già in atto e andiamo a vedere i risultati conseguiti

Il ragionamento del professore è il seguente: è come se fossimo in guerra, quindi, per vincere bisogna utilizzare metodi eccezionali. Visto che questi vengono quotidianamente adoperati, oggi, dovremmo essere a buon punto ma non pare proprio che la situazione stia in questi termini. Odio sociale sempre più diffuso, scontri tra categorie di persone appositamente inventate dal mainstream, l’illegalità che non viene ostacolata, quando non indirettamente incentivata per colpire l’opposizione, crisi economica galoppante e inefficacia del green pass sono propri di una nazione alla deriva. E qui è il nocciolo della questione. Nell’era contemporanea scarsa chiarezza e opacità servono banalmente al potere ad agire in nome della propria sopravvivenza e non dell’interesse supremo dell’Italia, banalmente perché non ha il minimo senso che il beneficiario di una determinata azione sia inconsapevole di questa.

Superfluo, poi, dire che non siamo in guerra e che stato di emergenza non è sinonimo di stato di guerra. Sarebbe anche interessante sapere, se davvero lo fossimo, come mai c’è stato il tempo e l’energia per parlare di DDL Zan, del Fascismo, dei libri di Laura Boldrini e di Michela Murgia, delle ONG e di altre amenità di cui la sinistra italiana si occupava in epoca precedente al covid. Già di per sé erano distanti dai problemi reali, figuriamoci in guerra!

Morale della favola: chi auspica meno democrazia non lo fa in nome di un bene superiore di questi tempi ma esclusivamente per il proprio tornaconto personale

PRECISAZIONI

Uno dei classici commenti dei sostenitori della sinistra è: il Presidente della Repubblica elegge il premier. Lo sappiamo. Oltre a quanto scritto però sulla Costituzione c’è la prassi costituzionale insieme ad una serie di testi interpretativi degli articoli. Generalmente il Capo di Stato non nomina una persona premier sulla base delle proprie prerogative ma sulla base delle indicazioni dei gruppi parlamentari che hanno ricevuto il mandato popolare. Nel 2011 un governo frutto di un risultato elettorale è stato sostituito da un esecutivo scelto da Napolitano che tramava nell’ombra in combutta con certe consorterie europee e americane. Questa è storia. Quindi, il governo Monti ha preso il potere legittimamente da un punto di vista formale, ma, da un punto di vista sostanziale, in maniera non rispettosa degli italiani.