Giove, Marte e Quirino rappresentano la più antica Triade divina, sotto la cui protezione si poneva lo stato romano arcaico, prima che fosse introdotta la “Triade Capitolina”, composta da Giove, Giunone e Minerva.


Le fonti antiche non parlano mai esplicitamente della “Triade Arcaica”, ma è stato possibile ricostruirla grazie alle notizie che abbiamo sui tre Flamini maggiori, sacerdoti dediti al culto delle tre divinità: il Flamen Dialis per Giove; il Flamen Martialis per Marte; il Flamen Quirinalis per Quirino.


Secondo gli studi di Dùmezil sulla ripartizione delle funzioni delle divinità maggiori nelle religioni indoeuropee, queste prevederebbero l’esistenza di una prima funzione giuridico-sacrale, svolta dal padre degli dèi: nelle società tradizionali infatti l’aspetto della legge e quello della religione erano in stretta correlazione, tanto che l’uno non poteva esistere senza l’altro.

Non è un caso che le leggi delle XII tavole prevedessero punizioni per lo svolgimento di determinati riti e rituali come fossero reati ordinari. La seconda funzione, ricoperta da Marte, è quella guerriera. La terza funzione è quella produttiva, svolta da Quirino, colui che protegge i “Quirites”, ovvero i cittadini romani, la realtà produttiva del popolo.

Dùmezil dimostra che una simile struttura tripartita, ben attestata soprattutto in Oriente, non fu straniera nemmeno a Roma, benché qui, in seguito, sul principio dell’articolazione gerarchico-funzionale doveva prevalere quello di una unità sociale piuttosto uniforme basata sull’idea civica. Alla triade degli dèi a Roma vii corrispondeva la tripartizione del maggiore sacerdozio romano, quello dei Flamini. La controparte sociale, infine, sarebbe stata costituita dalla tre antiche tribù dei Ramnes, dei Luceres e di Titienses. Queste tracce del comune retaggio sarebbero sussistite a Roma fino al momento in cui divennero semplici sopravvivenze arcaiche non più trasparenti dell’idea animatrice che ne aveva costituito la base. Sempre secondo lo studioso, inoltre, la triade arcaica non era strettamente una triade, era piuttosto una struttura alla base del primo pensiero religioso dei romani. Questo raggruppamento è stato interpretato come un simbolo della prima società romana, in cui Giove, in sostituzione dell’autorità rituale e augurale del Flamen Dialis (sommo sacerdote di Giove) e delle principali università sacerdotali, rappresenta la classe sacerdotale; Marte, con la sua funzione di guerriero e agricoltore, rappresenta il potere del re e dei giovani nobili di portare prosperità e vittoria attraverso la magia simpatica con rituali come il “Cavallo di ottobre” e i Lupercali e Quirino, con la sua fonte come forma deificata del fondatore di Roma, Romolo, e la sua derivazione da co-viri (“uomini insieme”), che rappresenta la forza militare ed economica combinata del popolo romano.


Sebbene entrambi, Marte e Quirino, avessero ciascuno aspetti militaristici e agricoli, portando gli studiosi successivi ad equiparare frequentemente i due nonostante la loro chiara distinzione negli antichi scritti romani, Dùmezil sostenne che Marte rappresentava la nobiltà romana al loro servizio come soldati, mentre Quirino li rappresentava nel loro civile attività.
Affermatasi in età monarchica, la triade assume in sé tutti il connotato della regalità tipico della monarchia: Giove è padre di Marte, così come Marte è padre di Quirino, il quale altro non è che Romolo divinizzato, nato proprio dall’unione di Marte con la vestale Rea Silvia.