Definizione
Il nazionalismo è l’Insieme delle dottrine che attribuiscono un ruolo centrale all’idea di nazione e alle identità nazionali, sostiene che la nazione è la base dello stato, rigettando il moderno modello dello stato multiculturale, per questo mira al mantenimento dell’identità nazionale, basata su caratteristiche sociali condivise quali: cultura, etnia, lingua ed alla contestuale promozione politica dell’interesse nazionale.
Storia
Le radici del Nazionalismo si ritrovano nel Patriottismo nato con la Rivoluzione francese, anche se il nazionalismo come concetto a se stante si formerà solo nella seconda metà del XIX secolo. La differenza tra i due concetti è storicamente variabile ed a volte sono usati come sinonimi ma tendenzialmente, mentre il Patriottismo – concetto nato in seno alla borghesia- metteva al centro il concetto di cittadino dello Stato senza nessuna particolare qualificazione, il Nazionalismo – nato in contesto bellico e popolare – porrà al centro la Nazione come unità culturale, etnica e linguistica, dando appunto una qualificazione al concetto di cittadino.
Da un’altra prospettiva, si possono riscontrare i prodromi del nazionalismo nel contesto della rivoluzione industriale, con la nascita un’economia integrata a livello nazionale e non più locale, nel Regno Unito il popolo britannico iniziò a identificarsi con il paese in generale, piuttosto che con le unità di base quali contee, città e famiglie, che fino a quel momento erano state la base dell’economia. Emerse allora un precoce nazionalismo popolare già a metà del XVIII secolo, esso fu attivamente promosso dal governo britannico in chiave anti-localista e da scrittori e intellettuali dell’epoca. I simboli nazionali, gli inni, i miti, le bandiere e le narrazioni furono assiduamente costruiti dai nazionalisti e ampiamente adottati.
Il modello del nazionalismo, come metodo per mobilitare l’opinione pubblica attorno ad un nuovo stato basato sulla sovranità popolare, risale al 1789: filosofi come Rousseau e Voltaire, le cui idee influenzarono la rivoluzione francese, secondo Rousseau la sovranità spettava alla nazione nel suo complesso, concepita come un corpo unitario composto di individui eguali. Il giacobinismo, in seguito, pose un nesso inscindibile tra popolo e nazione, eliminando ogni realtà intermedia. Queste idee nate in Francia furono esportate con le guerre della Francia rivoluzionaria e napoleonica in tutta Europa.
Il termine Nazionalismo fu coniato da Johann Gottfried Herder nel 1772 nel suo “Trattato sull’origine del linguaggio” il trattato sottolineava il ruolo centrale di una lingua comune, attribuendo importanza ai concetti di nazionalità e di patriottismo. Il concetto si svilupperà quindi nella dottrina Tedesca e nella letteratura romantica.
Lo sviluppo politico del nazionalismo e la ricerca della sovranità popolare culminarono con i moti nazionali che portarono all’unificazione di Italia e Germania. Tra il 1830 e il 1870 il nazionalismo ispirerà un’ampia letteratura, porterà grandi risultati di costruzione e consolidamento politico in Germania e in Italia e diventerà una minaccia per gli imperi ottomano e asburgico, essenzialmente multinazionali.
Dopo l’unificazione italiana e tedesca, iniziò a configurarsi come ideologia. Con la seconda rivoluzione industriale, l’ingresso delle masse nella vita economica implicò la ricerca di una strategia di integrazione politica che conducesse ad una piena identificazione tra nazione e Stato, con il fine di realizzare una solidarietà nazionale che superasse le divisioni di classe, contrapponendo la lotta interclassista nazionale alla lotta di classe. Ponendosi tale fine, all’inizio del 20° sec. sorsero movimenti nazionalisti (per es. l’Action française, la Lega pangermanica) in Italia l’Associazione nazionalista italiana, volti a contrastare i regimi democratici e a disinnescare i conflitti sociali e la minaccia socialista.
Per i nazionalisti Italiani centrale fu l’irredentismo, il recupero delle terre abitate da Italiani ancora sotto il dominio straniero, il rafforzamento dell’autorità statale come rimedio contro la disgregazione politica, e la guerra come mezzo per l’affermazione dell’interesse nazionale. Furono per questo in prima linea come fautori dell’interventismo, in trincea inoltre il nazionalismo si diffonderà tra le masse costrette a difendersi contro un nemico esterno, generando unità d’intenti. L’associazione si candidò come partito politico alle elezioni del 1913 e conquistò alcuni deputati. Dopo la fine della guerra, i nazionalisti alimentarono la campagna sulla “vittoria mutilata”. Nel febbraio 1923 l’Associazione Nazionalista Italiana (ANI) si fuse con il Partito Nazionale Fascista (PNF), e rimase una delle componenti essenziali del fascismo.
Il nazionalismo fondato sull’autodeterminazione dei popoli successivamente alimenterà i movimenti di liberazione dal colonialismo nei paesi del Terzo Mondo. Oggi forme di nazionalismo fortemente identitario si sono sviluppate nei paesi ex comunisti dopo la caduta dell’Unione Sovietica e della Jugoslavia e del loro modello internazionalista. In Italia il nazionalismo nelle sue varie declinazioni è oggi ideologia comune nei movimenti di destra.
Principi
Per il nazionalismo chiaramente centrale è il concetto di nazione, vista come gruppo di persone cosciente della propria peculiarità e autonomia culturale, etnica linguistica e storica, in questo senso la nazione è premessa di unità e sovranità politica. Questa unità generà coesione ed evita i fenomeni di alienazione ed isolamento frequenti nelle moderne società multiculturali. il popolo è inteso quindi unitariamente come titolare di diritti e doveri che trascendono quelli dei singoli individui e la nazione educa appunto l’uomo al sacrificio, al dovere e all’etica in funzione della comunità.
Da ciò deriva l’importanza che il nazionalismo attribuisce al concetto di identità nazionale, formata dal patrimonio culturale ed etnico comune, che la nazione ha costruito e costruisce nella sua storia. La nazione non è qualcosa da costruire ex novo, ma è una comunità naturale che deve essere risvegliata dandole uno Stato e un assetto politico unitario. Proprio questo patrimonio comune è la garanzia della coesione sociale, l’insieme dei valori comuni infatti è lo stesso strumento su cui si basa l’unità degli altri gruppi sociali quali famiglie o comunità locali. Si contrappone per questo alla distruzione dell’identità propria del multiculturalismo che genera invece isolamento dovuto all’eterogeneità dei valori e degli interessi presenti in una società apolide.
Si sviluppa da ciò la tendenza del nazionalismo verso strumenti di solidarietà nazionale, la naturale tendenza alla solidarietà nelle comunità di base, per il nazionalista deve naturalmente prodursi anche nella nazione, la solidarietà nazionale e declinata in vari modi, si riscontra nella destra paternalista anglosassone e della destra sociale continentale. Al contrario eliminando la nazione come base dello stato si potenzia la tendenza all’individualismo riducendo notevolmente la solidarietà.
Come movimento, il nazionalismo tende a promuovere l’interesse nazionale, inteso sia come interesse dei singoli componenti della nazione nei confronti di soggetti esterni, che come interesse nazionale generale, in campo economico si batte per il miglioramento delle condizioni della nazione attraverso il nazionalismo economico, centrale è il concetto di lotta interclassista nazionale che sposta il nemico all’esterno, in sostituzione della lotta di classe socialista con la sua distruzione della coesione nazionale.
Altro scopo fondamentale del nazionalismo e di ottenere o mantenere la sovranità nazionale intesa come autogoverno della nazione sullo Stato, considerato come l’insieme degli apparati di cui si serve la nazione e non come l’insieme dei cittadini non qualificati delle concezioni moderne. La nazione costituisce una dimensione naturale e necessaria della storia umana, la cui vitalità dipende dalla sua libertà e indipendenza, dal fatto cioè di essere un corpo politico, di possedere un governo, una volontà giuridica, economica e leggi proprie. Senza lo Stato la nazione rischia di restare un corpo inanimato. Rigettando appunto il modello di stato multiculturale Il nazionalismo sostiene che la nazione è la base naturale e ideale per un sistema politico e che essa è l’unica fonte legittima del potere politico.
Il nazionalismo sostiene che ogni nazione dovrebbe governarsi da sola, libera da interferenze esterne, sostiene per questo il principio dell’autodeterminazione dei popoli oggi messo a rischio dalla cessione di sovranità ad organismi internazionali spesso guidati da interessi privati ed apolidi, oltre che guidati da una visione individualista e multiculturalista.
Il nazionalismo può essere combinato con diversi sistemi politici e ideologie come ad esempio con il conservatorismo (conservatorismo nazionale) o con il socialismo (socialismo nazionale).
Bibliografia
- Erminio Fonzo, Storia dell’Associazione nazionalista italiana. 2017.
- Adriano Roccucci, Roma capitale del nazionalismo, 2001.
- Franco Gaeta, Il nazionalismo italiano, 1981.
- Enrico Corradini, L’unità e la potenza delle nazioni, Firenze, 1922.
- Luigi Federzoni, Popolari e nazionalisti, 1921.
- Friedrich List, Il sistema nazionale dell’economia politica, 1841
- Jacques Ploncard d’Assac, Le dottrine del nazionalismo, 1958.
- Anthony D. Smith, La nazione. Storia di un’idea, 2007.