Come abbiamo già raccontato nel precedente articolo, la guarnigione veneziana era oramai ridotta allo stremo, costringendo gli assediati a giungere ad un accordo: tutti i cittadini e l’esercito superstiti si sarebbero potuti imbarcare verso l’isola veneziana di Candia (Creta), con il giuramento di Lala Mustafa Pascià di non infierire sui vinti (“promettendo e giurando per Dio et sopra la testa del Gran Signore di mantenere quanto nei capitoli si conteneva”).

    Ma un diverbio nato tra i due comandanti fece sì che tali condizioni venissero disattese: le fonti storiche sono scarse e contraddittorie, secondo le scarse e contraddittorie fonti il comandante ottomano, avendo visto con quanti pochi uomini i veneziani avevano resistito al suo imponente esercito, esplose in un eccesso d’ira; secondo altre Mustafà Pascià venne a conoscenza dell’esecuzione di alcuni prigionieri turchi.

    L’ira dell’ottomano esplose in tutta la sua disumana furia: tutti i superstiti vennero giustiziati (compreso Baglioni), mentre un destino decisamente impietoso avrebbe atteso Bragadin: dopo avergli reciso naso ed orecchie, venne costretto dentro una gabbia troppo piccola per poter stare seduto o in piedi. Venne lasciato in quello stato sotto il sole rovente per dodici giorni, comportandogli una profonda disidratazione e gravi ustioni.

    Il quarto giorno gli chiesero se avesse intenzione di convertirsi all’islam, rifiutando con fermezza.

Venne così condotto verso un albero su cui venne legato per essere preso ripetutamente a frustate. Ma gli aguzzini ottomani non erano soddisfatti: si divertirono a fargli trasportare un pesante cesto colmo di pietre lungo le strade della città, ma le condizioni di Bragadin erano ormai al limite e cadde stremato.

    A quel punto venne trasportato nella piazza centrale della città, dove venne legato ad una colonna e scuoiato vivo, morendo prima della conclusione della ripugnante pratica. La pelle del martire venne impagliata, ricucita e fatta sfilare per le strade: un chiaro monito per chi si fosse messo contro l’invincibile esercito ottomano. I macabri resti vennero poi legati sulla prua di una nave e portati a Istanbul come trofeo.

    Lo stesso imperatore rimase infastidito dall’inaudita crudeltà dimostrata dal suo generale tanto che quest’ultimo venne redarguito per tale comportamento.

    Successivamente, i resti di Bragadin vennero trafugati da uno schiavo veneziano, tale Girolamo Polidori, e ricondotti a Venezia nella chiesa di San Gregorio, per poi essere trasferiti nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, dove si trovano tutt’oggi.

   La straordinarietà della difesa della città di Famagosta non risiede solo nel modo in cui quest’ultima riuscì a resistere nonostante i pochi uomini e mezzi: servì infatti a garantire alle forze cristiane di organizzare la Lega Santa, la quale uscirà vittoriosa un anno successivo nella battaglia di Lepanto, nel 1571.

    In un’epoca in cui si rinnegano le origini, si dimenticano i padri e si ignorano le gesta, la difesa estrema della cristianità e la fedeltà alla propria bandiera di Marcantonio Bragadin ci siano d’esempio e siano d’esempio per le generazioni a venire.

 “Giuro per la Santissima Trinità, Dio padre, Dio figlio, Dio Spirito santo, giuro sul sacrosanto Vangelo dei quattro Evangelisti Marco, Matteo, Luca, Giovanni, giuro per la santissima croce di Cristo, sotto il cui vessillo militiamo, che disprezzerò e non avrò considerazione per i pericoli che dovessero presentarsi, non tralascerò alcun adempimento che possa sostenere o migliorare le possibilità della causa cristiana, e che morirò io piuttosto che il mio popolo, il quale in nome di Cristo affronta ogni pericolo e serve la Repubblica in modo così pronto e fedele. (…)

   (…) Lodo voi, abitanti di Salamina, e con gratitudine continuerò a chiamarvi uomini forti e di grande animo; vi esorto con ogni mio potere affinché rimaniate saldi nelle convinzioni che avete ora: difendere i vostri padri, le mogli, i figli, le case, la patria vostra, spargere il vostro sangue, qualora occorresse, per la difesa della patria, dimostrarvi attaccati al vostro principe nel proteggere con tutte le forze voi stessi e le vostre cose, reprimere l’impeto e il furore dei feroci nemici che pensano solo alla crudeltà, alla strage e a godersi la distruzione dei Cristiani; e infine conservare alla Repubblica Veneta quella fedeltà che portate sempre con voi.” (discorso di Bragadin alla folla)