Nuovo decreto, stesso Coprifuoco

Il Consiglio dei ministri ha approvato un nuovo decreto, con il quale si anticipa l’apertura di una serie di attività, rispetto ai termini previsti, e si posticipa l’orario del coprifuoco di un’ora. Da oggi, infatti, sarà alle 23 e non più alle 22.

Molti, abituati, ormai, al clima stressante che il virus ha generato e alla costante privazione delle libertà fondamentali, alle volte dettate dall’emergenza sanitaria, alle volte da una precisa volontà di alcuni esponenti della maggioranza, assolutamente restii a cercare soluzioni alternative, gioiscono. Purtroppo, in realtà, non c’è molto da gioire. Non vogliamo apparire catastrofici e chi segue il nostro blog sa perfettamente qual è la nostra posizione sulle aperture e, di conseguenza, può immaginare che non possiamo non essere felici di vedere finalmente un po’ di luce. Allo stesso modo, però, non possiamo esimerci dal denunciare che queste decisioni potevano essere prese prima e, soprattutto, che, a differenza dello scorso anno, c’è un’eccessiva rigidità nella programmazione della ripartenza della nazione.

È noto che il virus si diffonde con l’eccessiva mobilità delle persone e, seguendo questa direzione, il governo Conte II decise nel 2020 di riaprire indistintamente tutte le attività dal 18 maggio e di rinviare la mobilità tra regioni al 3 giugno. Come mai il governo Draghi ha scelto di aprire i confini regionali dal 26 aprile e di riaprire le attività al chiuso dal 1 giugno? Agli occhi dei cittadini e di chi lavora cosa appare più sensato? Se, di sera, non posso andare dove più mi aggrada nella mia città e non posso lavorare a pieno ritmo, per quale motivo dovrei gioire della possibilità di muovermi verso un’altra regione? È certamente importante il diritto di spostarsi liberamente ma, magari, tra il sacrificare altre imprese e attività economiche e la possibilità di spostarsi, tutti avrebbero preferito sacrificare la seconda.

Altra importante novità dell’ultimo decreto, a quanto pare, riguarda i nuovi criteri con i quali si stabilirà, d’ora in poi, il passaggio di una regione in fascia bianca, gialla, arancione o rossa. Addio al classico RT e introduzione dell’ RT ospedaliero. Vien da dire “FINALMENTE “! Se, durante le fasi calde dell’emergenza, fosse stato applicato questo criterio, magari anche a livello comunale e provinciale, avremmo potuto salvaguardare una serie di attività. Il motivo per cui questa malattia ci ha costretti al lockdown è il pericolo dell’eccessiva pressione sulle strutture ospedaliere. Non è preoccupante il dato dei contagi in sé ma quanto questi incidano, poi, sulla tenuta sanitaria. Anche in questa circostanza è prevalsa la linea del terrore e del furore ideologico di Speranza e simili. Il Lazio, per esempio, dall’essere rimasto sempre in zona gialla, fin dal mese di novembre dello scorso anno, si è ritrovato ad essere in zona rossa all’improvviso nel mese di marzo, a causa della norma introdotta ad hoc dell’incidenza dei 250 casi ogni 100.000 abitanti, nonostante le strutture ospedaliere non avessero raggiunto il livello di saturazione. Una serie di scelte folli le cui conseguenze stiamo pagando e continueremo a pagare per molto tempo.

Ultimo fattore da analizzare ma assolutamente non meno importante è la proroga del coprifuoco. A detta di molti esperti, primo fra tutti il direttore dello Spallanzani, è inutile da un punto di vista medico e va abolito. Se è consentito uscire per andare al bar, in un pub e al ristorante, per quale motivo è rischioso fino alle 23 e dopo no? Gli allarmisti di professione diranno che è utile perché disincentiva la gente ad uscire; questo ragionamento è valido in inverno, forse, con un clima poco favorevole. In questo periodo, la gente ha solo voglia di svagarsi e, proprio perché l’orario di libertà è ridotto, tenderà ad ammassarsi, quindi, l’effetto provocato è completamente opposto a quello sperato. Stesso discorso vale per le feste in casa; se è proibito ricevere più di quattro persone, lo è sia alle 23, sia alle 2 e i controlli possono essere, quindi, effettuati in tutte le fasce orarie. La conclusione che si ricava è alquanto basilare: il coprifuoco non ha motivo di esistere e va abolito immediatamente, non dal 21 giugno, come prevede l’attuale decreto. L’ idea di utilizzare la pandemia, ormai sindemia, come l’ha opportunamente definita il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, per attuare norme ideologiche e dai fini sinistri e ambigui, non è accettabile e ad essa bisogna opporsi.