1 Definizione

Il tradizionalismo è una filosofia politica e culturale che si fonda sulla necessità di un ordine trascendente basato su un’idea spirituale (sovraordinata rispetto alle singole espressioni religiose) contrapposto all’ordine contingente imposto dal materialismo moderno, la società secondo il tradizionalismo deve reggersi sull’unità organica e gerarchica come ordine da contrapporre al caos dell’individualismo e dell’orizzontalismo imperanti nella società moderna. La peculiarità del tradizionalismo è proprio la visione spirituale della politica da contrapporre al materialismo delle ideologie moderne.

2 Storia

Il tradizionalismo nella sua formulazione moderna nasca nel XVIII secolo come risposta alla rivoluzione francese ma secondo i suoi sostenitori è l’espressione di un tipo di società antica quanto la civiltà, l’Egitto fino alla VII dinastia, la Roma classica ed il Sacro romano impero, sarebbero state forme contingenti di un tipo di società tradizionale, per questo del tradizionalismo si parla come di una philosophia perennis, sempre esistente e sempre applicabile a differenza delle ideologia moderne.

La società medioevale se pur in degenerazione fu quindi una società tradizionale, ispirata ad un ordine trascendente diviso tra la visione spirituale Cattolica e quella Imperiale, organica in quanto il sistema di produzione si basava su comunità e non sull’individuo, pensiamo per esempio alle corporazioni di mestieri e gerarchico (vedi feudalesimo). Da questo punto di vista il mondo moderno, che nato con l’illuminismo culminerà poi nella rivoluzione Francese, è visto come una degenerazione dell’ordine tradizionale e non come progresso. Il feudo per i tradizionalisti avrebbe dovuto trasformarsi in corporazione agraria e non in proprietà individuale come poi accaduto, per questo il liberalismo è visto come prima deviazione moderna dal tradizionalista. Alcuni tradizionalisti hanno abbracciato i termini di reazione e controrivoluzione, riferendosi alla decadenza della società provocata dall’illuminismo.

Il tradizionalismo ebbe influenza durante la restaurazione seguita alla caduta di Napoleone ma l’influenza maggiore la avrà alla fine della prima guerra mondiale, quando tutte le illusioni sul progresso sociale saranno spazzate via dalla realtà economica e sociale vissuta nel contesto della rivoluzione industriale, che culminerà poi con la grande guerra, qui nasce il fascismo che riprenderà vari temi sostenuti dai tradizionalisti, sebbene come ideologia si manterrà minoritaria all’interno del contesto culturale dell’epoca, con l’area tradizionalista che rispondeva ad Evola, Reghini e Scaligero. Influenza ebbe anche nel Nazionalsocialismo, soprattutto nell’organizzazione gerarchica e spirituale del partito più che in campo economico.

Comunque Tradizionalismo e fascismo non sono sovrapponibili, per i Tradizionalisti il Fascismo è stata un’espressione contingente del tradizionalismo come ce ne sono state e ce ne saranno altre nella storia.

Storica la dichiarazione di Evola nel processo ai FAR in cui era accusato di apologia:

«Dissi che attribuirmi idee fasciste era un assurdo, non in quanto erano fasciste, ma solo in quanto, rappresentavano, nel fascismo, la riapparizione di principi della grande tradizione Politica europea di Destra in genere. Io potevo aver difeso e potevo continuare a difendere certe concezioni in fatto di dottrina dello Stato. Si era liberi di fare il processo a tali concezioni. Ma in tal caso si dovevano far sedere sullo stesso banco degli accusati: Platone, un Metternich, un Bismarck, il Dante del De Monarchia e via dicendo»

Nel dopoguerra il tradizionalismo è stato prima una delle ideologia minoritarie dell’MSI soprattutto dell’ala rautiana, successivamente negli anni settanta conoscerà grande sviluppo negli ambienti della destra giovanile ed universitaria. Oggi è una ideologia minoritaria all’interno della destra italiana più marcatamente presente nella destra extraparlamentare.

3 PRINCIPI

Idea fondamentale è il principio trascendente, un’idea spirituale che forma l’uomo (l’uomo vero il patrizio) è da questo la società e la religione, quindi anche tutte le idee seguenti derivano da questa idea trascendente. Queste oltre ad applicarsi alla restaurazione di uno stato potrebbero benissimo applicarsi alla restaurazione di una religione, inoltre se il tema fosse trattato tra 200 anni queste idee resterebbero invariate, proprio per il carattere atemporale di esse.

Centrale è la critica al concetto di progresso, da questo punto di vista socialismo e capitalismo sono visti come due facce della stessa medaglia, il progresso è visto come decadenza, come prova provante vengono sottolineate le condizioni psicologiche e morali, oltre che economiche del contesto moderno, vediamo oggi infatti l’aumento di qualunque tipo di deviazione: dal sesso alle malattie psicologiche, uso di palliativi come droghe, alcool, tecnologia ecc.

Per questo il tradizionalismo propone un nuovo tipo umano o meglio la riapparizione del vecchio tipo umano quello tradizionale, il così detto legionario moderno, uomo di giusto sentire, sicuro istinto, che ha rispetto di se ed è fedele nel senso più alto. Uomo che segue quindi la spiritualità trascendente quale consacrazione della vita eroica. Il tradizionalismo propugna la necessita di sborghesizzare l’uomo, cioè eliminare le caratteristiche di individualismo e ricerca del profitto personale fine a se stesso figlie dell’illuminismo e sproletarizzarlo eliminando le caratteristiche di massificazione ed alienazione in favore di una elevazione spirituale e non economica come accade per il borghese.

I tradizionalisti credono che la società umana debba essere organizzata gerarchicamente. La gerarchia permette la preservazione dell’intera comunità simultaneamente invece che proteggere una sola classe a discapito delle altre, aumentando l’efficienza e la forza della comunità, solo la gerarchia da dignità ad una comunità, altrimenti si cadrebbe nel collettivismo proprio del socialismo, la gerarchia è vista come l’odine da contrapporre al caos dell’individualismo e dell’egualitarismo. Il Comunismo con la sua orizzontalità alienante e il Liberismo con il suo individualismo isolante, sono infatti ritenuti distruttori della comunità.

Rifiuta in blocco il concetto di egualitarismo in favore di una visione differenziatrice della natura umana, differenziazione naturale e spirituale in caste, di modo che ognuno abbia il proprio ruolo, compito dello stato mettere l’uomo nelle condizioni di vivere nel miglior modo possibile, non prescindendo però dal suo ruolo naturale, come invece vorrebbe il relativismo moderno in cui non ha posto il merito e l’uno vale uno.

Il modello economico tradizionalista è quello comunitario, al di la delle sue forme corporative o cooperative. Comunque il problema economico non è visto in modo totalizzante come nelle ideologie moderne materialiste, anzi è visto come una deviazione moderna il mettere al centro esclusivamente il fattore economico.

La società per il tradizionalismo deve essere organica cioè basata sull’unione spirituale, etnica, culturale e linguistica di un popolo, per ciò rifiuta qualunque promiscuo multiculturalismo, questo però non porta il tradizionalista al rinchiudersi nel nazionalismo moderno, il modello è l’impero dove comunità organiche vivono autonomamente ed hanno rapporti tra loro, senza bisogno di nessuna integrazione; centrale e quindi la necessità che l’impero sia guidato da una comunità organica principe (come fu la Roma imperiale) che sia sovraordinata gerarchicamente alle altre comunità e che governi l’impero. Questa idea è di fondamentale interesse sia per la costruzione di un modello euro-unitario alternativo a quello della BCE sia per la gestione del fenomeno post migratorio.

 Sistemi politici tradizionalisti sono stati la res publica dell’Antica Roma, strutture politica di tipo monarchico nella forma imperiale. Altri modelli governativi sono la repubblica aristocratica d’ispirazione romanoplatonica e la democrazia organica, sostenuta dal fascismo.

Comunque per il tradizionalista prioritaria resta la necessità di una élite politica che abbia le qualità spirituali e morali per guidare il Sistema. Il tipo del governante voluto dal tradizionalismo è appunto l’uomo spiritualmente e tecnicamente superiore alle masse di vocazione guerriera e politica nel senso più alto, il tipo su cui erano incarnate le aristocrazie originali, non per forza però si tratta di un’aristocrazie ereditaria. Centrale è quindi la critica alla rappresentanza democratica formata da figure mediocri scelte dalla massa.

BIBLIOGRAFIA