“Io accuso Macron, Hollande, Sarkozy, e l’Ue di avermi ucciso creando un futuro pieno di incertezze per chiunque, e accuso anche la Le Pen e i giornalisti di creare paure gigantesche”.
Queste le parole del giovane 22 enne francese (ancora coperto da anonimato) che in data 12 Novembre si è dato fuoco a Lione, oggi ricoverato nella medesima città in condizioni critiche. Un gesto estremo, disperato. Egli, prima del fatidico gesto, avrebbe infatti postato sui social dei messaggi incendiari, in cui denunciava la sua difficile situazione economica, ossia quella di uno studente costretto a vivere con 450 euro al mese, cifra inferiore al salario minimo nazionale, fissato a 1,521.22 euro mensili. “Un gesto politico” che ricorda quello che nel lontano 1969 spinse il giovane Jan Palach a darsi fuoco in Piazza San Venceslao.
All’epoca contro il comunismo, oggi contro il capitalismo. I due mali da sempre nemici della nostra azione politica. Due mali che portano, anche se in epoche diverse, i ragazzi, nel momento più florido della loro giovinezza, ad immolarsi con un gesto così duro e così eroico al tempo stesso che deve farci riflettere. Due sistemi che portano all’esasperazione sociale, economica e lavorativa le popolazioni che sono costretti a subirli. Due sistemi che fanno dell’ingiustizia sociale la loro conseguenza ontologica e inevitabile. Due sistemi infami di cui uno ormai è sconfitto definitivamente (per nostra fortuna) l’altro invece domina incontrastato (per nostra sfortuna).
I gesti di Jan e del giovane francese manifestano, portando alle estreme conseguenze, fino a che punto questi due sistemi possono spingersi: costringere un giovane a togliersi la vita per disperazione e per afflizione. Tuttavia questi gesti significano anche altro. I due ragazzi si fanno portavoce di una richiesta di Libertà e Giustizia Sociale, entrambe tradite sia dal Comunismo sia dal Capitalismo. Richiesta che solo una “Terza via” può garantire, coltivare e costruire. A tal proposito prendiamo le distanze da quelle affermazioni che il sindacato studentesco “Solidaires Etudiant-e-s Lyon”, di cui il 22enne francese faceva parte, ha posto in essere: “un’iniziativa dal contenuto palesemente politico, un atto disperato per dire basta a un sistema fascista e razzista che annulla le persone”. Questa affermazione si collega alla stessa accusa che il 22enne ha rivolto a Marie LePen (citata ad inizio articolo).
Riteniamo tuttavia che il termine “fascista” venga abusato dal sindacato stesso, poiché viene utilizzato come sinonimo di “sistema autoritario”. Non che il fascismo non lo fosse, ma ritenere che da ciò si possa dedurre un’equazione universale per cui “fascismo=autoritarismo” equivarrebbe sia a non attribuire al primo il suo significato autentico, sia a generalizzare eccessivamente riguardo tutte le categorie politiche. Se l’equazione fosse accettata in guisa unanime allora arriveremo alle conseguenze paradossali per cui anche il Comunismo era Fascismo poiché sistema autoritario. Evidentemente è assurdo. Si potrebbe, tuttavia, controbattere affermando che per fascismo si intenda in realtà razzismo. Ciò nonostante il ragionamento prima esposto non cambierebbe. Adottando ora l’equazione “fascismo=razzismo” si arriverebbe ad affermare che allora gli USA siano uno Stato fascista! Ma io chiedo: ”come può lo Stato capitalista per eccellenza essere equiparato ad uno Stato fascista?”. I ragazzi del sindacato devono comprendere, come tutta l’opinione pubblica europea e mondiale, che oggi non esiste nessun fascismo, almeno inteso in guisa ideologica e politica corretta. Oggi domina un sistema in cui se non ti allinei supinamente al verbo unico del globalismo liberista e antidemocratico ti danno del fascista, svuotando quindi questo di tutto il suo autentico significato. Capissero tutti che, oggi più di ieri, abbiamo un nemico comune che non è quell’astratto fascismo da cui dobbiamo scappare ma è l’ordoglobalista, liberista e nichilista.