Se, per un esercizio di creatività, volessimo immaginare a un periodo di grandi sconvolgimenti sociali e politici per buona parte un intero continente, con nuove idee che circolano, regni e dinastie secolari che perdono il potere, eserciti che combattono, avanzano e si ritirano e giovani generali che, grazie al loro genio tattico, riescono a conquistare, con pochi e male armati soldati, grandi e ricchi territori, quale sarebbe il primo pensiero che verrebbe in mente ? Ovviamente che si tratterebbe del punto di partenza per una nuova grande trilogia fantasy, in realtà non è così, si tratta dell’Europa di fine XVIII secolo, in particolare della situazione della prima campagna d’Italia.

Il giovane generale Napoleone Bonaparte viene incaricato dal Direttorio di condurre un’operazione militare contro il regno di Sardegna e i possedimenti degli Asburgo in Italia per distrarre le armate imperiali dal fronte germanico per permettere al grosso dell’esercito francese di poter sfondare lungo il Reno e dilagare nell’Impero. Le cose, però, non vanno come previsto, arrivano insuccessi in Germania, dove l’esercito rivoluzionario viene bloccato da quello degli Stati tedeschi, mentre dal fronte italiano giungono solamente successi. Bonaparte sconfigge le truppe sabaude a Lodi, conquista Mantova e impedisce agli austriaci di ripiegare dalla Lombardia in Austria, costringendoli ad attraversare i territori di una delle più antichi Stati italiani, la repubblica di Venezia, che di fatto viene invasa dalle truppe francesi che quasi senza combattere costringono alla resa l’ultimo doge Lodovico Giovanni Manin, finiva così la lunga storia di questo glorioso stato, non senza un ultimo grande atto d’onore.

Nella lontana città di Perasto, che era ciò che restava dall’antico stato da mar, i possedimenti veneziani oltremarini, i cittadini decisero di restare fedeli alla Serenissima e di creare un loro governo che rimase in funzione per tre mesi, fino al 23 agosto 1979, quando gli austriaci arrivarono in vista della città. In quel momento la cittadinanza tutta, con a capo il Luogotenente della fortezza, il conte Giuseppe Vischovic, riuniti di fronte alla bandiera con il leone di san Marco le resero omaggio e tra lacrime e pianti la ammainarono e riposero in uno scrigno che venne posto sotto l’altare della chiesa cittadina, dopo aver ascoltato il discorso del conte Vischovic, pronunciato il veneziano, serbo, croato e bosniaco. Con le parole, che poi hanno dato il nome al discorso, Ti co nu, nu co ti , gli ultimi veneziani davano l’addio a Perasto.

Arturo Maiorca