La nuova denominazione del Ministero dell’Istruzione, che è stata cambiata in “Ministero dell’Istruzione e del Merito”, ha inizialmente destato molto scalpore. Mi chiedo per quale motivo faccia tanto timore questa parola “merito”, forse perché chi vi si scaglia contro sa che in realtà è arrivata a ruoli in cui si trova non per le sue capacità, competenze o abilità, le skills di cui tanto si parla negli ultimi anni in Europa, ma forse ha potuto godere di un trattamento privilegiato, per origine, famiglia o conoscenze, per arrivare negli alti posti della società. Una società basata sulla meritocrazia invece, premia chi ha lavorato bene, indipendentemente dalle sue origini. Perché inserire appunto il merito nella nuova denominazione del ministero dell’istruzione? Perché si arriverebbe a poter combattere il classismo sin dalle scuole. Ed è proprio da qui che si deve partire per attuare questo cambiamento, tra i banchi di scuola.
Sembra forse giusto che un ragazzo che proviene da una classe agiata abbia più possibilità di un ragazzo che proviene da una famiglia non benestante? Questo ragazzo dovrebbe pagare per tutta la sua vita una colpa che non è della sua famiglia e tantomeno sua? È inevitabile che una famiglia benestante possa garantire un accesso a scuole migliori e possa permettersi di istruire nel migliore modo i suoi figli, ma affinché la scuola sia realmente democratica deve cercare il più possibile di azzerare questa differenza e permettere a tutti di arrivare allo stesso livello. L’unico modo per rendere possibile tutto ciò, è appunto basarsi sulla meritocrazia, mettendo in atto una scuola democratica, che debba essere il vero ascensore sociale. Non è proprio questo forse il senso dei pari diritti di cui la sinistra si fa paladina? E se qualcuno ha paura di questo “ascensore sociale”, è proprio per queste persone che va attuato, vuol dire che forse non si meritano il posto che hanno. Il tema della meritocrazia può essere affrontato anche dal punto di vista della professione dei docenti. Il ruolo degli insegnanti è molto Sottovalutato in Italia e questo si riscontra sia nel pensiero comune che nella retribuzione. Grazie alle legge di bilancio appena approvata, la busta paga dei docenti ha ricevuto un aumento variabile dai 100 ai 150 euro lordi al mese. Questo incremento inizierà tra le mensilità di aprile e maggio.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara ha infatti annunciato di aver impiegato una parte delle risorse della legge del bilancio per questo settore, in quanto, a suo giudizio, non può esservi “Merito senza Dignità, che va salvaguardata anche tramite l’incremento delle risorse destinate a migliorare le retribuzioni in tutto il comparto scuola”. Personalmente credo che questo sia un buon inizio, pur se non sicuramente sufficiente, in quanto gli anni di studio e la fatica che servono per intraprendere questo percorso, non vengono adeguatamente riconosciuti. Queste sono i due punti di vista da cui poter analizzare la scuola meritocratica, quello degli studenti e quello del ruolo dei docenti. Infondo già Luigi Berlinguer, cugino di Enrico, nel ’99 aveva cercato di introdurre la questione del merito a scuola, proponendo un aumento dello stipendio agli insegnanti che lo meritassero di più, ma la classe docente non accettò di buon grado questa proposta. Personalmente credo che questa riforma sia l’unico tassello mancante per giungere alla vera scuola meritocratica.
Rachele Clori