Il 13 marzo 1975 Sergio Ramelli, ragazzo di 18 anni ed iscritto al Fronte della Gioventù, viene aggredito mentre parcheggiava il motorino sotto casa sua a Milano, da due persone, che a colpi di chiave inglese, gli distruggono il cranio, mandandolo in coma. Morirà 47 giorni dopo in ospedale. L’efferatezza di tale azione, nata dal semplice fatto che Ramelli era militante del Fronte e che nella sua scuola aveva svolto un tema sulle Brigate Rosse, tanto era bastato per far muovere una cellula di Avanguardia operaia, segna uno dei momenti più bui degli anni Settanta, con il raggiungimento di una violenza così bestiale mai toccata precedentemente.
Il caso Ramelli, che non si circoscrive solo all’omicidio, ma anche a tutta la procedura di indagini, svolta in maniera non così accurata, cosa non insolita per le morti di ragazzi di destra in quegli anni, e il processo, è rimasto impresso in profondità nella coscienza comune della destra italiana, dalla commemorazione che ogni 29 aprile si svolge a Milano a tutte le canzoni, di vari artisti e gruppi di musica alternativa, dedicate a Sergio. Una delle testimonianze più importanti sul caso è il libro “Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura” di Guido Giraudo, Andrea Arbizzoni, Giovanni Buttini, Francesco Grillo e Paolo Severgnini, pubblicato da EdiStorie, che nelle sue pagine ripercorre la storia tramite testimonianze dirette, atti processuali e articoli di giornale, per dare, a chi si avvicina alla lettura, un quadro il più preciso e comprensibile possibile, su chi era Sergio, su chi erano i suoi vili aggressori, dall’ideologia dalla quale erano spinti e sul processo svoltosi dieci anni dopo i fatti.
Non ci resta che consigliarvi la lettura di questo testo, che ognuno dovrebbe avere nella propria biblioteca, facilmente reperibile online e in alcune librerie, al prezzo di 15 euro.