MANOVRA DEL GOVERNO: EMENDAMENTI SU TERRITORIO E MEZZI PUBBLICI NON DISCUSSI

Gli ultimi giorni dell’anno sono sempre quelli più indicativi e caratteristici, confermando tendenzialmente quanto avvenuto nei mesi precedenti e facendo in un certo senso da “scuola” per il futuro. Questo vale certamente anche per la politica, più specificatamente per quella del governo. Nella giornata di ieri, in cui si è presentata definitivamente la manovra al parlamento, da approvare in data odierna, scientemente si è deciso di non discutere gli emendamenti presentati dall’opposizione, neanche quelli che dovrebbero trovare d’accordo tutti, a prescindere dagli schieramenti, e che certamente sarebbero risultati di grande aiuto in una fase complicata come quella che stiamo vivendo: fronteggiare l’avanzata del covid 19, con l’incremento dei fondi da destinare ai mezzi pubblici, trasformazione delle ferrovie regionali in metropolitane leggere e il restauro di Palazzo Chigi di Ariccia. Le proposte sono state presentate dall’on. Marco Silvestroni di Fratelli d’Italia, il quale ha anche contestualmente proposto di ridurre le accise sul carburante e di eliminare il bollo auto, e che ha,poi, denunciato l’atteggiamento del governo sui canali ufficiali e sui propri account social.

Nessuno potrà negare che queste richieste siano strettamente connesse alla risoluzione di quelle che i cittadini, quelli della provincia romana, ma anche quelli del resto d’Italia, vivono come le problematiche più importanti, e d’altra parte, chi ben conosce il territorio ed è legato al contesto sociale in cui vive diversamente non avrebbe potuto agire. Nemmeno sarà confutabile che i mezzi pubblici sono il principale cluster nella trasmissione del virus e che il restauro di un palazzo storico, di uno dei simboli del nostro patrimonio artistico e culturale, non è una scelta secondaria, vista la grave crisi del turismo. A questo punto la domanda è: perché il governo non ha nemmeno accettato la discussione? La verità è che negli ultimi tempi, come abbiamo già denunciato altre volte, si sta diffondendo sempre di più nelle nostre istituzioni una concezione oligarchica di gestione della cosa pubblica, ragion per cui quanti sono rappresentativi del proprio popolo e della terra in cui vivono vengono ignorati. Un sistema del genere non può durare a lungo.

La Repubblica italiana ha costantemente sofferto di problematiche istituzionali sostanziali e strutturali, non a caso la Prima Repubblica è caduta a causa della degenerazione partitocratica. Oggi, il decadimento si compone di nuove caratteristiche, come avviene sempre con il mutar dei tempi, al che chiunque si fermi un po’ a riflettere si chiede: perché non giungere ad una nuova Costituzione della Repubblica? Se il problema da sempre è il totale distacco degli eletti dai rappresentanti, con nobili eccezioni, dipendenti però dalla coscienza dei singoli parlamentari, com’è nel caso sopra citato e in generale nella Destra Italiana, sia quando era ghettizzata, sia quando ha governato, sia oggi che si trova da sola all’opposizione, perché non pensare ad una nuova costruzione dello Stato che sia autenticamente democratica, ovvero rimetta al centro il popolo italiano e i suoi interessi?

I nostri lettori, la scorsa settimana, avranno sicuramente letto un articolo sulla riforma presidenziale, scritto dal nostro Domiziano Salvati, il quale ha a lungo approfondito la questione. È una riforma che da sempre proponiamo ed è la prima delle grandi riforme. Allo stesso tempo, però, bisogna anche avere il coraggio di dire che il solo presidenzialismo non risolve il problema e che le proposte di riforma costituzionale devono riguardare tutto il nostro sistema. L’obiettivo deve essere per il mondo giovanile e universitario elaborare un pacchetto complesso di riforme, non soltanto formale, in modo tale che possano poi diventare concrete nel Parlamento e in quei luoghi in cui realmente tutto può cambiare. È un proposito che ci poniamo da questo momento con il nostro blog e che auspichiamo possa diventare terreno di dibattito per il 2022.

Impossibile che chi è scisso dal popolo agisca in nome di esso, e non aver minimamente discusso, per esempio, le proposte dell’on. Silvestroni, elaborate, invece, in nome della nazione, né è l’ennesima dimostrazione. L’attitudine culturale di certa sinistra è responsabile di atteggiamenti deleteri ma evidentemente è avvantaggiata in questo dalle regole attualmente in vigore. Ecco perché modificarle, con gli strumenti democratici di cui disponiamo, non è semplicemente un fattore formale. Continueremo a trattare l’argomento, entrando nel concreto delle singole proposte negli articoli successivi , nello spirito della proposta e non della semplice critica che diventa inutile e sterile e non tipica del nostro mondo politico, se non genera tentativi di risolvere i fatti denunciati