Ormai non siamo nuovi alle moderne invenzioni più disparate il cui unico fine è quello di distruggere i canoni sacri e supremi della natura; tra le tante fantasmagoriche trovate dell’ala progressista della popolazione, infatti, si possono trovare una serie di asserzioni circa l’introduzione di nuovi pseudo-diritti sociali, che vanno dalla pratica immonda dell’utero in affitto alla possibilità per una coppia gay di adottare un figlio, tutto questo solo per un’avversione personale di dubbio gusto nei confronti della famiglia tradizionale, e per puro e becero conformismo verso il sistema del consumo e del “take away”. Così, come avviene su una qualsiasi piattaforma di delivery, anche i bambini a breve potranno effettivamente essere ordinati e consegnati direttamente al mittente (chissà se ci saranno le spese di spedizione). 

E da questa continua catena giornaliera di idee sfornate dalle personalità più o meno note di un dato sistema politico, ecco che l’ultima delle quali è stata la seguente: l’uomo transgender, che disponga ancora di un utero, ha tutto il pieno diritto a procreare. In sostanza, immaginatevi una donna che esegua dei trattamenti ormonali per il cambio di sesso e, in seguito, decida di rimanere incinta perché, beh, “lo vuole”. Ecco.. lo vuole. Risiede proprio in queste piccole due parole un modo di concepire la vita e un prostrarsi alle bassezze degli istinti della parte più selvaggia dell’essere umano. La scelta di una persona di cambiare la propria sessualità, ci rendiamo conto non debba essere delle più semplici. Questo perché dietro a così radicali modificazioni del proprio aspetto corporeo e socio-culturale, nella maggior parte dei casi, vi sono delle esperienze di vita travagliate nella loro parte più profonda. Ma sebbene questo può essere vero, soprattutto nel mondo di oggi, è anche vero l’uomo, trovandosi di fronte a una scelta, ha l’obbligo morale di assumersi le responsabilità delle proprie scelte, qualsiasi esse siano.

Questo aspetto delle responsabilità, naturalmente, non lascia scampo a nessuna delle scelte che ognuno di noi ogni singolo giorno effettua e, naturalmente, nemmeno le persone transgender ne sfuggono. Cambiare la propria sessualità da donna a uomo prevede, infatti, delle rinunce che, vuoi o non vuoi, sono irreversibili in ossequi alle leggi della natura. Il figlio, il prodotto dell’amore e di un ordine naturale superiore, non è merce di scambio; non è l’ultimo degli oggetti di alta moda che si acquistano navigando su Amazon o Ebay perché non si può resistere all’impulso dello shopping e della spesa solo per il gusto di farlo; il figlio non è un automa da utilizzare per appagare le proprie frustrazioni e i propri istinti prettamente individualistici del “volere ad ogni costo”. Il figlio è qualcosa di molto di più. Per tale ragione, chi crede sia una forma di progresso mercificare la vita umana, o, peggio, scegliere a priori le caratteristiche fisiche di un figlio, dal colore degli occhi, a quello dei capelli, vive in un mondo opposto a quello reale.

La tecnologia si è evoluta in maniera esponenziale negli ultimi anni ma non vuol dire necessariamente che contribuisca al progresso della società. I progressisti credono in una forma aberrante di progresso, che consiste non nel migliorare le condizioni di vita dell’uomo e dei popoli ma nel sottomettere tutti alla scienza usata per scopi ambigui e iniqui. Il figlio è quanto di più sacro e prezioso esista sulla Terra e la sua vita non varrà il prezzo di una donna povera e sfruttata o il desiderio di un uomo che crede di poter cambiare la propria natura. Fra l’altro, a quanti dicono che l’avanzare del tempo porta necessariamente novità positive dico questo: la storia dell’uomo è caratterizzata da periodi di decadenza. Non tutto ciò che è nuovo, necessariamente, è migliore di quello che c’era prima; per avere contezza di questo semplice principio, basta studiare bene un periodo della storia molto noto, mettendone in evidenza soprattutto il nome: “il Rinascimento “.

Gli umanisti lo chiamarono così perché erano convinti che l’intero periodo successivo alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente avesse rappresentato la decadenza in tutti gli ambiti e che il loro periodo fosse la rinascita dell’antico spirito classico. A prescindere dalla validità di questa tesi, considerata, ormai, inesatta, dal momento che tanti furono gli aspetti positivi dell’età medievale, dovrebbe essere chiaro a tutti che è del tutto legittimo considerare questa nuova era assolutamente pregna di fattori negativi, antiumani, decadenti e relativistici. Per tale ragione, continueremo a combattere con ogni mezzo aberrazioni come l’utero in affitto e la compravendita dei bambini, auspicando una complessiva rivoluzione che ripristini i veri valori della vita.