Chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale riconosce un fenomeno che dura da un po’ di tempo, ormai: la popolarità di cui godono i partiti di Destra nelle fasce popolari della società, dove lo scorso secolo proliferavano idee di Sinistra. Nelle periferie delle grandi città, nelle quali i cittadini sono costretti a vivere in situazioni di degrado, acuite dalla cattiva gestione dei fenomeni migratori, i partiti politici progressisti non riscuotono successo e di questo, tra l’ altro, non sembrano affatto dispiaciuti, visti i sistematici insulti rivolti dagli esponenti dell’ intellighenzia di Sinistra a questa gente, insulti come “miserabili” “emarginati” “poveracci” e il disprezzo per qualsiasi forma di coinvolgimento popolare con la conseguente esaltazione delle oligarchie e dei presunti illuminati, i quali, in verità, hanno il solo e unico fine di conseguire obiettivi invisi ai molti ma assolutamente in sintonia con l’ interesse dei pochi. Il dato attuale è perciò evidente; bisogna, però, domandarsi perché si è arrivati a questa svolta e, in particolar modo, se tale svolta rappresenti un cambiamento dottrinale della Destra e della Sinistra o se non sia la manifestazione definitiva di concetti esistiti da sempre.

I vecchi elettori di Sinistra, da essa delusi, sostengono che non esistono più quelli uomini che difendevano i diritti della classe operaia e dei più deboli e che gli unici a “dire qualcosa di Sinistra ” sono i politici di Destra. In realtà, la difesa delle classi sociali meno abbienti, i diritti sociali, quali la casa e il lavoro e l’ istruzione sono valori storici della Destra Italiana; Rauti si impegnò attivamente in queste battaglie, ponendo l’ attenzione sulla questione periferia, fin dalla fine degli anni ’70. Almirante, in un discorso molto noto, difendeva chi era ricorso all’ abusivismo edilizio in condizioni di disperazione e di mancanza di alternative; lo storico sindacato della Destra italiana, CISNAL, ora UGL, aveva lo scopo di superare la lotta tra imprenditori e lavoratori, credendo nella capacità di entrambi di giungere a un patto sociale che garantisse equilibrio e stabilità, molti ragazzi del Fronte Della Gioventù provenienti da famiglie umili militavano attivamente, facendo carriera politica.

Il problema centrale è che gli esponenti di Destra furono per decenni ghettizzati e costretti a guadagnarsi ogni singolo spazio, motivo per cui a certe battaglie non veniva dato rilievo. Bisogna ammettere, comunque, che le dichiarazioni di una parte dell’ elettorato di Sinistra deluso sono perfettamente coerenti, ad esempio, con la vittoria della coalizione di Centrodestra in regioni storicamente rosse e anche con il netto calo di consensi del Partito Democratico in Emilia Romagna e in Toscana. Questa narrazione è stata anche condivisa da uomini politici del centrodestra, in particolar modo da esponenti di spicco della Lega, primo fra tutti Matteo Salvini, il quale ha anche dichiarato, non moltissimo tempo fa e non in un’ unica occasione, di non definirsi un uomo di Destra, ritenendola una categoria appartenente al passato. Un tale approccio può risultare vincente e, certamente, è di grande aiuto nella comunicazione ma non corrisponde esattamente alla verità politica e storica.

Il PCI negli anni del dopoguerra e della Prima Repubblica, pur facendosi portatore degli interessi del popolo, in realtà, non aveva come unico e reale fine il miglioramento della condizione economica e sociale dei lavoratori. Potrebbe sembrare un’ eresia una tale affermazione , ma basta riflettere e ripassare la storia di questa nazione per capire che non è lontana dalla realtà. La dottrina marxista appartiene ai periodo della Rivoluzione Industriale, molto tempo prima del ‘900, quindi,  quando le condizioni di vita degli operai delle fabbriche erano effettivamente inaccettabili; è, però, altrettanto vero che la filosofia marxista non si poneva come traguardo ultimo il miglioramento della vita degli operai ma il radicale mutamento del sistema capitalistico da sostituire con il Comunismo. Dalla lotta di classe, passando per la dittatura del Proletariato, in cui tutti gli individui vivevano nella medesima condizione, fino al raggiungimento del Comunismo. La rivoluzione d’Ottobre in Russia del 1917 avviene sulla scia del malcontento popolare e ispirò tutti i movimenti comunisti del resto d’ Europa. Sappiamo bene, però, cosa ha portato un’ era comunista alla Russia e a tutti i paesi sotto la sua influenza; povertà diffusa, minimo sindacale per sopravvivere, divieto di professare la religione cristiana ( e anche quella ebraica, fatto mai citato), repressione del dissenso, torture,  massacri e annullamento delle identità dei popoli.

In Italia, il Partito Comunista, nato nel 1921, in polemica con il Partito Socialista Italiano, che, a differenza del PCI, si staccherà dall’influenza dell’ URSS e da certe idee radicali, entrando durante gli anni della Prima Repubblica nel pentapartito, non ha potuto operare durante il ventennio fascista ma ha assunto particolare importanza nel dopoguerra e ha esercitato la propria attività politica fino alla sua dissoluzione, avvenuta in seguito alla caduta del Muro di Berlino. Nei suoi anni di attività, grazie al lavoro intenso di certi intellettuali e di certi ideologi, occupando, ben consapevole della lezione di Gramsci, tutta la cultura italiana e costruendo il proprio consenso nelle fabbriche e nelle campagne, è riuscito a contare nella politica italiana, pur senza governare ufficialmente.

Il suo elettorato di riferimento, la classe operaia, veniva sistematicamente educata ai principi del marxismo; un dettaglio che molti ignorano, però, è che le condizioni di vita dei lavoratori erano assolutamente all’ avanguardia in Italia, esattamente com’ era abbastanza evoluto lo Stato Sociale. Potevano essere migliorate ma il PCI scientemente esagerava determinate questioni; Ci furono storiche battaglie come quella per l’ Articolo 18 ma la propaganda dei comunisti si basava su tanti altri principi: continua opposizione dei sindacati alle aziende, anche quando non era necessario, continua criminalizzazione del lavoro privato e dell’ impresa, antifascismo militante che ha portato molti alla lotta armata e agli omicidi negli anni di piombo e fusione con certe politiche degenerative del ’68.

Gli obiettivi erano, quindi, molto chiari: costante avvicinamento dell’ Italia all’ URSS e lotta al Capitalismo e a tutti gli ideali ritenuti pericolosi per la dottrina comunista, quali la nazione, la religione e la meritocrazia. La classe operaia era lo strumento per perseguire questi fini ed era al centro dell’ attività politica del PCI, perché l’ intera nazione, sul modello dell’ URSS, fosse composta da soli proletari. Da non dimenticare il diretto collegamento con Stalin e con tutti i dittatori sovietici, nonché i finanziamenti che il PCI riceveva da Mosca.

Si può, quindi, affermare che le battaglie di popolo del PCI erano parte di un disegno più ampio e poco c’ entravano con la lotta alla povertà, soprattutto perché collocate in un contesto in cui le condizioni economiche medie erano buone, migliori, in molteplici casi, di quelle odierne. Il vero faro del Partito Comunista Italiano era Mosca e i manuali marxisti.

Con la caduta del Muro di Berlino e la fine del Comunismo, la Sinistra, semplicemente, ha dovuto riformarsi e la tutela della classe operaia  non corrispondeva più all’applicazione delle sue idee, le più importanti delle quali sono l’ egualitarismo e il raggruppamento di tutti gli individui sotto una sola categoria, prerogative del Capitalismo più degenere che, non casualmente, per un autentico uomo di Destra è l’ altra faccia della medesima medaglia rispetto al Comunismo. I comunisti cambiarono il nome del Partito e non trovò, con il tempo, più spazio la figura del proletario ma quella del consumatore; oggi, esattamente come negli anni ’70 e ’80, non sono importanti i valori come il Patriottismo, la difesa dell’ identità nazionale e familiare, perché, essenzialmente, gli uomini sono uguali e le differenze in ciò che fanno si possono spiegare con la semplice volontà e l’ assecondamento del capriccio; gli utili per raggiungere questo obiettivo non sono più gli operai ma tutte le minoranze e gli immigrati, da difendere, almeno apparentemente, anche quando non sono minacciati ( come avviene nella quasi totalità dei casi) per sostenere, poi, idee e tesi relativiste, non dissimili da quelle sessantottine. I punti di riferimento non sono più gli uomini dell’ URSS che avevano realizzato il Socialismo Reale ma la macchina burocratica dell’ UE, i finanzieri travestiti da filantropi, le grandi banche e i centri di potere.

Questa digressione storica e culturale ci mostra che l’ oggetto politico della Sinistra è cambiato ma immutate restano le idee di fondo. Come in più occasioni ha dichiarato Marcello Veneziani, il Comunismo è crollato come sistema economico e come regime ma tracce del pensiero marxista permangono nella nostra società e hanno alimentato il sistema opposto a quello comunista.

Sicuramente, i comunisti di un tempo culturalmente e in abilità retoriche eccellono, in confronto ad alcuni politicanti di oggi, ma la tesi dei partiti odierni schierati con i potenti e quelli del passato con i deboli non regge. Erano diversi i potenti e i poteri. La Destra, invece, ha sempre difeso il popolo, comprese le classi sociali più emarginate, non in funzione oppositiva ai ricchi ma alle ingiustizie e ai sistemi di potere consolidati privi di meritocrazia e pregni di logiche partitocratiche e clientelari, che, alimentano, ancora oggi, l’ università, le istituzioni, i settori dell’ amministrazione pubblica e l’apparato organizzativo delle cooperative e dei sindacati, mondi gestiti allora dal PCI, o direttamente, o con l’ assenso e la collaborazione del pentapartito, oggi dai suoi eredi. La Destra aveva e ha come obiettivo il benessere dell’ intera comunità e non segue il principio della massificazione. In questo tempo ha modo di spiegarlo alla gente, a differenza del passato, quando erano diffuse menzogne e distorsioni della verità, che non mancano allo stato attuale, ma che hanno, fortunatamente, un seguito nettamente minore rispetto al passato.