Quando tutto il mondo fu cittadino Romano, Roma non ebbe più cittadini; e quando cittadino Romano fu lo stesso che cosmopolita, non si amò né Roma né il mondo.” Giacomo Leopardi. Zibaldone

Recentemente, il nuovo segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, ha proposto, come priorità da inserire nell’azione del governo Draghi, la modifica della legge sulla cittadinanza, che consiste nel superamento dello Ius sanguinis, da sostituire con lo Ius soli. Non si tratta di una novità, dal momento che nella commissione del Parlamento la proposta, la cui prima firmataria è Laura Boldrini, è già stata depositata; senza soffermarsi sulle vere priorità che, allo stato attuale, sono il sostegno alle attività economiche in grave difficoltà, il miglioramento della sanità pubblica, la scuola e l’ università, è bene riflettere sul perché lo Ius soli è nocivo per la nostra società, in particolar modo, se collegato al caos migratorio che subisce la nostra nazione da svariati anni.

Lo Ius soli è propriamente il diritto del suolo. Ciò significa che la cittadinanza viene conferita al momento della nascita, sulla base del luogo in cui, anche casualmente, ci si ritrova. È un diritto che esiste in pochissime nazioni. Se passasse un provvedimento di tale portata, il concetto stesso di Patria e di nazionalità verrebbe completamente svilito. Essere italiano non può voler dire essere nato, per ragioni fortuite, sul nostro territorio ma condividere e rispettare le leggi italiane, rispettare la cultura e sentirsi parte di una grande comunità. Il legame con il suolo non può e non deve dipendere da situazioni accidentali ma dall’orgoglio e dall’ amore per la propria terra. Se non si nasce in una famiglia italiana, quindi, la naturalizzazione deve essere una scelta consapevole, alla quale si giunge dopo aver studiato nelle scuole italiane e dopo aver pienamente accettato la cultura e i costumi del popolo di cui si desidera far parte.

Oltre ad essere sbagliato da un punto di vista etico e culturale, può anche impattare negativamente sul benessere economico e sulla demografia della nostra società: facendo un parallelismo con gli Stati Uniti, una delle poche nazioni in cui vige lo Ius soli, notiamo che, ogni giorno, migliaia di donne dal Messico provano ad entrare negli USA, nella speranza di partorire lì e di dare ai propri figli, fin dal momento della nascita, la cittadinanza statunitense. In Italia, negli ultimi anni, sono sbarcate più di 700.000 persone; se si scoprisse che la cittadinanza è un automatismo, direttamente collegato all’ entrata nel territorio, nel giro di pochi anni, vedremmo gli sbarchi triplicati e una serie di neonati diventare italiani immediatamente, con la conseguente regolarizzazione dei loro genitori, anche se arrivati clandestinamente, senza la possibilità di gestire la situazione economicamente, essendo il nostro uno dei paesi con la disponibilità più limitata dei posti di lavoro e con fondi da destinare al welfare piuttosto ridotti.

Questo è un calcolo noto a tutti ed è per tale ragione che i sostenitori dello ius soli lo definiscono “temperato”. Lo presentano, per vergogna,  come un provvedimento che serve a riconoscere i diritti ai bambini stranieri che studiano nelle scuole italiane. È un’ affermazione, anche questa, facilmente smentibile.

I bambini stranieri godono dei medesimi diritti dei bambini italiani e possono tranquillamente diventare cittadini, se i loro genitori, dopo aver vissuto regolarmente nella nazione per dieci anni, ottengono la cittadinanza, secondo quanto prevede la legislazione attuale; in cosa, allora, non sono garantiti e tutelati? Assolutamente in nulla. Se, infatti, studiamo bene la proposta di legge del PD, sopra citata, per modificare le norme in materia di cittadinanza, scopriamo che i minori sono citati nell’ approvazione dello Ius soli, (non si citano minimamente l’ istruzione e il ciclo scolastico) e che, addirittura, si rende più breve il processo di naturalizzazione per i maggiorenni.

I punti, infatti, sono:
-dimezzamento degli anni necessari per richiedere la cittadinanza; un adulto non dovrà più aspettare 10 anni ma 5
– possibilità di richiedere la cittadinanza dopo 3 anni, se si è profughi.
– cittadinanza concessa al momento della nascita, se il padre o la madre del neonato risiede in Italia da almeno 1 anno.

Questo provvedimento è una conseguenza del globalismo e dell’immigrazionismo molto in voga tra i politici di Sinistra. La Patria è un valore ed essere parte di essa non può diventare un fattore formale e convenzionale, per omologare totalmente gli uomini e privare ogni nazione della propria gente e della propria identità.

Noi di Azione Universitaria facciamo politica per portare in auge il valore della Patria e delle radici negli atenei. Continueremo, perciò, a trattare l’ argomento e a opporci, con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, a qualunque forma di nichilismo della contemporaneità, qual è lo Ius soli.